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Intesa Bossi-Di Pietro Torna la strana coppia

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Rieccoli.Umberto Bossi e Antonio Di Pietro, i «Pierini» delle rispettive coalizioni. Quelli che dicono sempre ciò che pensano fregandosene degli alleati e del politicamente corretto. Eccoli lì, di nuovo a braccetto. Non è la prima volta che accade in questa legislatura. Certe affinità tra Lega e Idv si erano già manifestate su un tema centrale per il governo: la giustizia. Con il Senatur e Tonino impegnati a frenare il Cavaliere. Stavolta, invece, la «strana coppia» ha trovato l'intesa sul federalismo. Una battaglia che il Carroccio vive ormai come una questione di vita o di morte. Tanto che, dalle parti di Bossi, la cosa viene vissuta con un certo entusiasmo. Al punto da convocare una conferenza stampa comune per annunciare a tutti che martedì, quando il testo terminerà il proprio iter alla Camera, l'Italia dei Valori voterà sì. Assenti i due «guastafeste» Bossi e Di Pietro, tocca al capogruppo a Montecitorio Massimo Donadi, al portavoce Leoluca Orlando, al responsabile economico Antonio Borghesi, accompagnati dal ministro leghista Roberto Calderoli, spiegare la scelta dell'Idv. Una scelta sicuramente politica (il Pd sembra orientato all'astensione e gli uomini di Tonino hanno voluto ancora una volta marcare le distanze) che, in ogni caso, non cambierà l'atteggiamento dei dipietristi nei confronti del governo. «Bisogna dare atto al ministro Calderoli - spiega Donadi - che questo è il primo provvedimento su cui c'è stata un'ampia discussione. Non ci sono stati scontri, decreti, richieste di fiducia. Il Parlamento è tornato per qualche giorno il posto dove davvero si fanno le leggi». Tra l'altro, sottolinea il capogruppo Idv a Montecitorio, il testo in discussione alla Camera recepisce «quattro istanze» che per il partito di Di Pietro sono fondamentali: «il concetto che non può essere un federalismo spendaccione», «la responsabilizzazione degli amministratori», «il controllo anche attraverso una semplificazione dei bilanci», il fatto che, da Montecitorio, non uscirà «un federalismo dei contrapposti egoismi». Il compito dell'Idv, spiega Orlando, sarà ora quello «di controllare ciò che accadrà nei prossimi mesi». In fondo, con il suo sì, il partito di Tonino ha «voluto assumersi le proprie responsabilità non nascondendosi dietro l'astensionismo o votando contro chiedendo un federalismo migliore. Ma il meglio è nemico del bene». Il riferimento a Pd e Udc è tutt'altro che casuale. Se Calderoli non sfoggiasse il suo solito fazzoletto verde, se Donadi non portasse appuntato al bavero il gabbiano dell'Idv, verrebbe quasi da pensare che i due militino nello stesso partito.

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