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Brunetta: "L'Onda? Sono guerriglieri"

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{{IMG_SX}} Dai «fannulloni» del pubblico impiego ai «guerriglieri» degli atenei. Al ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, certo le iperboli non dispiacciono e anche ieri è riuscito a conquistare la scena bollando, senza mezzi termini, gli studenti dell'Onda come guerriglieri, da trattare come tali. Anzi — ha aggiunto in una successiva intervista televisiva — «questi non hanno la dignità dei guerriglieri che sono una cosa seria, sono quattro ragazzotti in cerca di sensazioni più o meno violente». Immediata e prevedibile la valanga di critiche, affrontata da Brunetta quasi in solitaria. Ha provato a stemperare i toni la collega dell'Istruzione Gelmini — «il ministro Brunetta come tutti sanno a volte usa toni forti e provocatori» — mentre Giorgia Meloni, ministro delle Politiche giovanili, ha puntato l'indice contro i centri sociali che «si sono impossessati del nome "L'Onda", originariamente rappresentativo di un movimento spontaneo e non violento». Tra i primi a reagire l'ex titolare di viale Trastevere, Giuseppe Fioroni che ha invitato Mariastella Gelmini «persona moderata» a prendere le distanze. «Additare genericamente come guerriglieri gli studenti, soffiando sul fuoco e fomentando gli animi — ha detto — è un atteggiamento irresponsabile del quale il ministro Gelmini non può rendersi spettatrice passiva» e dunque chieda lei scusa per conto del Governo. Se l'opposizione è insorta, gli studenti non sono stati da meno. L'Unione degli studenti ha chiesto le dimissioni e le «immediate» scuse del ministro Brunetta la cui dichiarazione è «degna dei peggiori regimi sudamericani». «Il nostro — replica la Rete degli studenti — è un movimento pacifico, sono il Governo e la Polizia che stanno cercando di creare uno stato di guerriglia». Di tutt'altro segno il commento di Azione studentesca secondo la quale «Brunetta è stato troppo generoso. I guerriglieri di solito hanno l'appoggio della popolazione che li sostiene contro l'esercito invasore. I collettivi nelle università vorrebbero giocare ai guerriglieri, ma sono solo dei teppistelli ignorati dalla maggioranza della popolazione studentesca».

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