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Berlusconi non si fa Legare "Bossi non può volere sempre tutto"

Bossi e Berlusconi

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{{IMG_SX}} Il primo scricchiolio s'è avvertito lunedì. Anche se si poteva udire chiaro e forte è stato piuttosto sottovalutato dal mondo politico. A parlare era Mariastella Gelmini, che non è solo la ministra che non ha avuto alcun problema a beccarsi in pubblico con Bossi: è stata anche coordinatrice lombarda di Forza Italia. Ebbene, la Gelmini era piuttosto infuriata per il fatto che nella sua provincia, quella di Brescia, il Pdl aveva già trovato un candidato per le prossime amministrative, Giuseppe Romele. E la Lega l'ha subito boicottato tra l'altro con un argomento davvero di bassa lega: trattasi dell'ex fidanzato della ministra. Mariastella non s'è fatta trascinare nella melma e lunedì avvertiva: «È un problema di proporzionalità nel senso che in Lombardia vi è una forte presenza della Lega ma è anche forte quella del Pdl e al suo interno soprattutto di Forza Italia. Quindi pensare che venga penalizzata la componente del Pdl e comunque quella di Forza Italia, credo che sarebbe un danno per tutti». E poi sibillina faceva sapere: «Ovviamente spetta al presidente Berlusconi trovare con la Lega le soluzioni migliori. Non è un problema di questa o quella provincia ma di peso specifico delle forze». Alleluja. Erano ormai settimane che i fedelissimi di Berlusconi gli stavano addosso. In principio fu Galan, che notoriamente non ha mai sopportato la Lega e non vuole lasciare - spalleggiato da Ghedini- a Bossi il «suo Veneto». Ma nelle ultime settimane è stato un crescendo. Soprattutto perché il Cavaliere comincia ad essere sofferente al fatto che il Carroccio chiede, insiste, pretende su tutti i tavoli su cui gioca. Amministrative, certo. Ma anche sicurezza, quote latte. E poi se si fa la Brambilla ministro bisogna promuovere anche la Martini alla Salute. Divieto ai medici di denunciare i clandestini? E allora dateci più ronde. Mentre Silvio vede la Marcegaglia (a proposito: per scherzo gli ha consegnato un dollaro con il volto della presidente di Confindustria), Bossi chiede più soldi per le piccole e medie imprese. E avanti così. Alla fine il premier sbotta: «Agli amici della Lega dico che non possono volere sempre tutto». e ancora: «Noi sappiamo che i nostri interlocutori della Lega sono esigenti - aggiunge Berlusconi - e cercano di battersi per le loro idee e insistono per affermarle». Ma, puntualizza, «è chiaro che qualche volta possiamo dire di sì, qualche altra volta lo diciamo con difficoltà, mentre alcune volte diciamo di no. Direi che da queste vicende, se dovesse uscire un suggerimento, sarebbe quello di dire appunto agli amici della Lega di non volere sempre tutto». Non a caso, mentre si trova a Bruxelles al vertice del Ppe, cita proprio le ronde: «Noi non le sentivamo - rivela il Cavaliere -, perché pensavamo che sarebbero state prese, come poi è stato, dall'opposizione e quindi dai media come la volontà di sostituirsi a polizia a forze dell'ordine mentre invece è tutta un'altra cosa». E il Senatùr? La replica di Bossi arriva a stretto giro di posta: «Silvio è un amico, ma forse ha subìto le pressioni del Pdl». Bossi sceglie dunque la linea soft. È un Bossi diverso da quello del passato. Mette da parte le polemiche, non risponde per le rime e pensa ad incassare, a portare a casa i risultati. Già in mattinata Maroni aveva parlato di pressioni interne al Pdl in vista del congresso. Poi, appunto, nel pomeriggio è il Senatùr in persona a correggere: «Berlusconi? Non sono così ansioso di sentirlo...» dice con tono un po' di sfida. Che però sopisce subito: «Tutti i segretari hanno dietro il partito che spinge e anche Berlusconi si deve difendere». «Poi - aggiunge - non ha mica detto cose strane, ha detto cose equilibrate». La Lega si prepara a fare retromarcia sui medici che denunciano i clandestini? «Maroni non è mica scemo, ci ragionerà su...», replica il ministro per le Riforme. Calderoli getta acqua sul fuoco: «Una soluzione c'è», dice. Come finirà? Si ragiona sulle contropartite. Il leit motiv della legislatura sarà questa con la Lega che alza il tiro su tutto. Non più solo sul federalismo fiscale o sulla sicurezza, ma si allarga su altri fronti. costringendo, di fatto, Berlusconi a una trattativa continua. Dagli esiti incerti. Di sicuro, comunque, il Cavaliere incassa l'ok di Gianfranco Fini: «Certo che ho apprezzato» dice ai giornalisti subito dopo aver letto le frasi del premier in arrivo dalla capitale belga. Le elezioni si avvicinano. E indubbiamente i sondaggi hanno un valore sempre maggiore. Due giorni fa proprio il presidente del Consiglio agli eurodeputati ha dovuto ammettere che la Lega è al 9,1, quasi un punto in più delle Politiche di aprile. Ma da settimane il Carroccio è quotato oltre il 10% e sta erodendo sistematicamente la formazione berlusconiana. In Veneto punta a superare la barriera del 30%, ipotecando così la candidatura del presidente della Regione il prossimo anno. Si scalda il ministro Zaia: se venisse scelto, e ci sono ottime probabilità visto che ha chiuso la partita sensibile delle quote latte, la Lega potrebbe chiedere anche un rimpastino. Parola che il Cav non vuole sentir nemmeno nominare.

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