Pardi: «Il problema esiste e il partito lo affronterà»
Indagato.Una parola che, dalle parti dell'Italia dei Valori, è una sorta di anatema. Guai a venirne colpiti. Dopotutto, come spiegava Antonio Di Pietro commentando il «caso Sircana» nel marzo del 2007, «il comportamento di una persona che è ai massimi livelli deve essere irrepresensibile. Io quando venni indagato mi dimisi». La domanda, quindi, nasce spontanea: cosa succederà a Luigi De Magistris? «Io penso che, per quanto riguarda il giudizio sulla persona, questa cosa non ci metta in difficoltà - spiega il senatore dell'Idv Francesco Pancho Pardi -. De Magistris ha una statura che supera questa vicenda». E per quanto riguarda la candidatura alle europee? «Ecco, su questo potrebbe esserci un problema. Ma sono sicuro che il partito affronterà la vicenda e troverà una soluzione. Ma non so anticiparle quale sarà la decisione». Non le sembra un po' esagerato impedire ad un indagato di candidarsi? Che fine ha fatto la presunzione di innocenza? «Ha ragione, l'indagato non è colpevole. Ma in alcune situazioni i fatti sono talmente gravi. Esistono candidature politicamente problematiche anche se non esiste una rilevanza dal punto di vista giudiziario. In quei casi sarebbe opportuno per un politico mettersi da parte. Anche per difendersi dalle accuse». Qui, però, c'è qualcosa di più. Nessuno dimentica lo scontro tra De Magistris e Mastella. E oggi qualcuno pensa che, in fondo, si trattò di una manovra politica. «Non conosco la storia di De Magistris tanto bene da parlarne. Ma mi sembra che il motivo primo della sue inchieste fossero fatti di robusta evidenza. Il punto è che gli è stato impedito di continuare quelle inchieste. Se così non fosse stato, probabilmente, oggi non saremo qui a parlare della sua candidatura». Non vi imbarazza mettere in lista un uomo che contribuì alla caduta del governo Prodi? «Le cose dette da Prodi in questi giorni mi sembra facciano giustizia su questa approssimativa ricostruzione. Le accuse nei confronti della signora Mastella probabilmente aiutarono il precipitare degli eventi, ma la causa della caduta è sicuramente stata la sventurata scelta del Pd di andare da soli». Torniamo ai rapporti politica-magistratura. Non crede che candidature come quelle di De Magistris ledano l'autonomia delle due sfere? «Io incontro quotidianamente colleghi del centrodestra che sono ex magistrati eppure nessuno fa grandi polemiche. Quasi tutti gli avvocati di Berlusconi siedono in Parlamento. Uno di questi era addirittura il presidente della commissione Giustizia e, contemporaneamente, faceva le leggi per salvare il premier dai propri processi. I magistrati che militano nel centrosinistra hanno tutti una storia specchiata, ma io credo che l'opinione pubblica, invece di riflettere su tali "delicatezze", dovrebbe discutere del conflitto d'interessi e dell'incompatibilità politica del presidente Berlusconi». Il tema, a dire il vero, non sembra interessare molto all'opposizione. «E lo dice a me? Io ho scritto un libro per dire che il centrosinistra è responsabile di non aver fermato Berlusconi quando poteva farlo. E oggi ne paga il fio». Crede che la strada per vincere le elezioni passi attraverso la candidatura di magistrati e giornalisti? «Il dubbio potrebbe venire, ma chi dovremmo candidare? Personalmente preferisco un magistrato ad una star televisiva».