L'alt di Bossi: "Il testo non si cambia"
«Sono numeri che voi ingigantite come al solito». Poi, a chi gli chiede se non sia preoccupato di eventuali modifiche al ddl replica: «No. Secondo me, resta come è stato approvato al Senato». In via Bellerio la lettera dei cento proprio non va giù. La rabbia è tanta. Ma c'è anche stupore e sorpresa. Nel mirino dei cento deputati ci sono due proposte molto care al Carroccio e soprattutto al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Trasformando la clandestinità in un reato, il provvedimento obbliga i medici, in veste di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio a denunciare i clandestini. Anche perché è stata cancellata, sempre nello stesso ddl, la norma che impediva esplicitamente ai dottori di "fare la spia" sui clandestini. I deputati padani, però, sono sotto scacco: con il federalismo fiscale in aula a Montecitorio non possono attaccare i colleghi di maggioranza, per non rischiare clamorose bocciature sulla madre di tutte le riforme (come la chiama Bossi), anche se a microfono spento si sfogano eccome. La Lega, in sostanza, legge nell'iniziativa dei cento del Pdl un modo per mettere alle corde proprio il movimento del Senatùr: vuoi il federalismo fiscale? Cancella la norma contro i clandestini. Il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota si «stupisce» della lettera e trova «molto opportuna la precisazione del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto che dice che non rappresenta la posizione del gruppo». «Il governo - sottolinea l'esponente della Lega - non ha mai pensato di mettere la fiducia su questo provvedimento. La lettera evidentemente è figlia di manovre interne in vista del congresso del Pdl, ma non va bene strumentalizzare un argomento così importante e delicato come la sicurezza. Vorrei anche far presente che il ddl in questione è stato approvato al Senato con voto unanime della maggioranza dopo un ampio dibattito e con un pieno accordo politico». Scende in campo anche il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, spiegando che in commissione c'è stata collaborazione dall'opposizione, «quindi non c'è nessuna prospettiva di fiducia» sul ddl sicurezza. Per Mantovano questa lettera «è la concreta dimostrazione della confusione» che si fa sul ddl. «Il Parlamento, sul piano teorico, è sovrano. E invito tutti ad avanzare le proprie critiche e riflessioni presentando emendamenti. Ma si guardi - chiede il sottosegretario - ai contenuti dei provvedimenti: in questo caso non si parla di obbligo di denuncia penale, ma solo dell'eliminazione dell'obbligo di non segnalare». La Lega intanto tira dritto. Il cammino alla Camera del provvedimento sulla sicurezza è appena iniziato: il disegno di legge è all'esame delle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali di Montecitorio, dal 31 marzo inizieranno le audizioni, e solo dopo si entrerà nel vivo del dibattito. La prossima settimana, intanto, si riunirà il gruppo del Pdl proprio per discutere sul tema. Gia.Ron.