La Lega «respinta» sugli stipendi d'oro
Una bocciatura che arriva dalle Commissioni Attività produttive e Finanze della Camera che sono giunte a questa decisione dopo aver ritenuto il testo non rispondente alla materia trattata nel decreto stesso. Infatti, la proposta avanzata da alcuni parlamentari del Carroccio, era destinata a emendare l'articolo 7 del decreto legge «Salva-auto» varato dal governo lo scorso 10 febbraio e in quel decreto non era possibile inserire né un emendamento che impedisse di retribuire, con stipendi superiori a 350 mila euro annui, dirigenti di banche o di istituti di credito che beneficiano di aiuti anti-crisi, né, un altro, che prevedeva a chi avesse rapporti di lavoro con le amministrazioni statali, con enti pubblici economici o con magistrati, un tetto agli emolumenti coincidente con quello corrisposto ai parlamentari. «È stato dato un giudizio contrario al nostro progetto non perché fosse politicamente scorretto ma perché non rispondeva ai parametri tecnici indispensabili affinché potesse entrare a far parte della conversione del decreto "salva-auto"», spiega Maurizio Fugatti, deputato della Lega e componente della commissione Finanze di Montecitorio. Certo è che, se in Italia l'emendamento contro gli «stipendi d'oro» viene giudicato inamissibile, negli Stati Uniti tira tutta un'altra aria. Infatti il presidente americano Barack Obama ha chiesto al segretario del Tesoro, Timothy Geithner, di seguire tutte le strade a disposizione, anche quelle legali, per bloccare il pagamento di quei 165 milioni di dollari di bonus stanziati dal colosso Aig. Un tesoretto che però lo stesso Obama ha subito definito: «Un'offesa, un oltraggio ai contribuenti americani», anche in considerazione del fatto che l'istituto è stato appena salvato dalla bancarotta grazie a 170 miliardi di dollari stanziati dallo Stato. Ma la battaglia morale della Lega di certo non si bloccherà tanto che lo stesso Fugatti assicura che «ripresenteremo la nostra proposta non appena ce ne sarà la possibilità». Una promessa che in ambito leghista c'è tutta la voglia di mantenere soprattutto dopo l'assist servito al Carroccio dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che, intervenendo alla riunione della commissione Finanze della Camera di ieri, ha proposto di legare le retribuzioni dei manager ai rischi. Il numero uno di palazzo Koch ha spiegato infatti che la Banca d'Italia: «Ha tirato fuori 6-7 mesi fa delle istruzioni di vigilanza che riguardano anche le remunerazioni, che sono ora soggette a consultazione ed entreranno in vigore a giugno». Bankitalia, ha spiegato il governatore, «è stata la prima al mondo a fare questo: non ci sono altri istituti di vigilanza che hanno emanato istruzioni sui compensi dei manager». Una dichiarazione che accoglie il plauso di Antonio Borghesi dell'Idv: «È un sollievo apprendere che Draghi ha assicurato che sta per entrare in vigore una direttiva con nuove regole sulle remunerazioni ai manager. È quello che Italia dei Valori ha sempre chiesto».