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"Chi sceglie la politica, rinunci alla toga"

Mancino

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La scelta dei magistrati di candidarsi alle elezioni è "legittima", ma bisogna aprire una riflessione per decidere se è giusto che una volta terminata l'esperienza politica è giusto che tornino ad indossare la toga. "Io ho sempre sostenuto di no". Si è espresso così il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, intervenendo in plenum prima di esprimere il suo voto favorevole al collocamento in aspettativa richiesto da Luigi De Magistris per candidarsi alle elezioni europee con l'Italia dei valori. "La candidatura di Luigi De Magistris, ma non è e non sarà la sola, pur legittima - chi può mai comprimere l'elettorato passivo? - apre un dibattito (l'ennesimo) e una riflessione (vecchia) - ha esordito il 'numero due' di Palazzo dei Marescialli -. Una volta candidato il giudice ammette d'essere divenuto parte non foss'altro perché si è schierato con una forza politica, e non certo per un solo giorno. La riflessione: lo status di parlamentare è a termine, permane fino a quando gli elettori lo confermano - può anche accadere che il parlamentare spontaneamente rinunci alla carica elettiva. La questione - ha osservato - è tutta intorno al rientro nel ruolo di magistrato". Dunque è "giusto che rientri?", si è domandato Mancino. E subito ha dato la sua risposta: "Ho sempre sostenuto di no, anche se non sono mai riuscito, quando ero in Parlamento, ad avere condivisione da molti colleghi parlamentari. L'esigenza che esprimo è che venga disciplinata l'ipotesi del parlamentare che vuole tornare a fare il magistrato. A mio avviso - ha spiegato il vicepresidente del Csm - è preferibile che venga stabilito il divieto di rientrare nell'ordine giudiziario, e venga garantita, a domanda, la mobilità nella pubblica amministrazione, nella funzione e nel ruolo press'a poco corrispondenti a quelli di provenienza. La pubblica amministrazione - ha concluso Mancino - recupera un patrimonio di esperienze e di professionalità e la magistratura perde un giudice divenuto parte. Naturalmente voto a favore del collocamento in aspettativa".  

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