Serve un moderato per far vincere gli ex Pci
Èstato il partito a vocazione maggioritaria a uccidere il mio governo», ha detto sornione davanti a Fabio Fazio. Per gli elettori di centro-sinistra è la definitiva sentenza di condanna dell'ex segretario del Pd. L'errore capitale di Veltroni, secondo Prodi e i prodiani, è stato mettere in soffitta la politica delle alleanze. Per risorgere, dicono, da qui bisogna partire. Molti nel Pd temono questo ritorno al passato. Massimo Cacciari, con la nota franchezza, ricorda che l'Ulivo era un caravan-serraglio. Ma Prodi non si lascia impressionare. L'Ulivo è l'unica coalizione che ha battuto Berlusconi, senza l'Ulivo c'è la sconfitta. Tocca a Franceschini il duro incarico di correggere la rotta. Il neo-segretario era stato uno dei più critici della gestione prodiana dell'alleanza e del governo. Tutti ricordano la sua insofferenza verso un leader che sembrava prigioniero persino del più piccolo e rissoso degli alleati. Eppure è a lui che Prodi manda un messaggio che sembra un ultimatum. Il gran ritorno di Prodi coincide con il massimo di pressione nel Pd a de-veltronizzare un partito neo-nato e già invecchiato. Sia gli ex popolari sia i dirigenti di rito diessino hanno una gran voglia di mettere il soffitta il sogno di Veltroni di costruire un partito plebiscitario che fa tutto da solo. E sono in pochi a pensare che il nuovo sistema di alleanze possa ripartire dall'Italia dei Valori di Di Pietro. È iniziata la lunga fase del corteggiamento verso due forni. Il primo è rappresentato dalla sinistra ex radical che si riunisce attorno a Fabio Mussi e a Nichi Vendola. Sono loro gli interlocutori di sinistra di un nuovo centro-sinistra. Scarso "appeal" hanno, invece, i comunisti riunificati di Diliberto e Ferrero destinati ad allevare la nuova falce e martello in splendida solitudine. A Vendola e a Mussi si farebbero ponti d'oro se decidessero di entrare nel Pd per fare la sinistra interna, ma tutti sarebbero felici anche di un appoggio esterno al nuovo corso franceschiniano, ormai sponsorizzato da quasi tutte le correnti del Pd. Il nuovo Ulivo, che tutti negano di voler costruire, ma che comincia a mettere solide fondamenta, da chi deve essere diretto o, almeno, rappresentato? Circolano molti nomi, veri e improbabili, e in tanti si esercitano a indicare nuovi candidati. Ieri l'ex-leader del gruppo L'Espresso, Marco Benedetto, ha ripreso la vecchia idea di Luca di Montezemolo. Fatica sprecata. Il nome vero è un altro e sembra trasparire sia dai discorsi di D'Alema sia dai progetti di Romano Prodi. È un leader moderato che faccia dimenticare la pesante presenza degli ex comunisti, che sia cattolico, che sappia contrastare Berlusconi sul suo stesso terreno, che rappresenti geograficamente una terra fertile per una sinistra abituata ad allearsi. Indovinato? È Pier Ferdinando Casini. Sarà lui il nuovo Prodi, benedetto da Prodi?