Ci vuole una politica industriale
Far ripartire il nostro sistema economico non mettendo ai primi posti la forza di accelerazione che parte dalle imprese vorrebbe dire infatti provare a camminare in assenza di forza di gravità: possibile sì, ma non ancora su questa Terra. La scelta per un canale di comunicazione immediato, dopo l'evidenza delle difficoltà in cui stanno lavorando le PI italiane rilanciata con il messaggio «forte e chiaro» di Palermo, risponde con concretezza alle tre linee di azione che il Governo vuole perseguire: rendere saldo il dialogo con le parti sociali sui tre pilastri della stabilità, della liquidità e dell'occupabilità. Sono questi, difatti, i campi di azione scelti come prioritari dal Governo e sui quali domani avrò io stesso l'opportunità di confrontarmi con il Ministro Sacconi che sarà nostro ospite in Giunta. A distanza di meno di 24 ore Confindustria e Unione Industriali di Roma avranno l'opportunità di condividere, confrontare e valutare decisioni ed interventi a sostegno soprattutto del sistema delle piccole imprese, misure davvero irrimandabili. Uno dei nostri imprenditori di successo affermava ieri su un grande quotidiano nazionale: «Restano due o tre mesi per salvare il made in Italy». La vera discriminante poggia inoltre sulla velocità di questi interventi. Il nostro tessuto sociale ed economico è tenuto insieme dal sistema delle piccole imprese che pesano per il 98% sul mercato del lavoro e della produzione. Occorre sostenere, lo ripeto, non aiutare, e premiare quelle realtà economiche che in un momento come questo vanno in controtendenza e scelgono il rischio, continuando ad investire e quelle che, ugualmente, puntano su tecnologia ed innovazione proseguendo lungo la strada della competitività. A Roma conosciamo bene questi percorsi e sappiamo che il dinamismo imprenditoriale non può proseguire all'infinito se non è sorretto da un'azione di sistema, che può arrivare solo dalla vera politica, industriale. A Roma sappiamo anche che esiste una grave carenza nel supporto alle imprese che vogliono impegnarsi all'estero e a Roma stiamo lavorando per far sì che le tecnologie divengano il vero fattore di contaminazione delle imprese manifatturiere, gettando un ponte fra centri di ricerca, grandi e piccole imprese. Tuttavia, anche in questo caso, è necessario offrire alle aziende un accesso diretto alle fonti di innovazione. L'attuale fase economica, lo ripeto di frequente negli ultimi tempi, sta rimettendo al centro il vero produttore di ricchezza: l'impresa ed il lavoro di chi si pone sulla frontiera dell'avanguardia. Parlo di hi-tech, aeronautica e spazio, TLC, ed anche dei brand internazionali nella moda, nel design, nella nautica, e di tutte le piccolissime realtà con forte vocazione manifatturiera che combattono ogni giorno la loro battaglia con il mercato. Non dimentichiamo che l'ossatura del nostro Paese è posizionata su settori tradizionali e su questi bisogna far perno affinché possano ancora competere, partendo come dicevo dalle tecnologie, innescando quei processi di cross fertilisation che legano insieme i campioni dell'high tech con l'intero sistema produttivo. Penso sia giunto davvero il momento per programmare con una rapidità inusuale per il nostro Paese misure che prevedano abbattimenti fiscali significativi per tutte le imprese che si pongono su questa frontiera: le imprese virtuose devono essere sostenute da subito. L'incontro di oggi può rappresentare l'occasione eccellente per scommettere sulla capacità competitiva del mondo imprenditoriale, fonte di lavoro, sviluppo e benessere. Riportiamo il lavoro e l'impresa - insieme e con finanziamenti sicuri - al centro del sistema economico: solo così ritorneremo a crescere in maniera sana e duratura.