Berlusconi premia i quarantenni
Vivere tutti fino a 120 anni. Per Silvio Berlusconi è una specie di sogno proibito. Ma non troppo. Perché, come racconta davanti alla platea del forum annuale di Confcommercio, il suo «amico» don Luigi Verzè (che sabato ha compiuto 89 anni ndr) glielo dice sempre: «Perché dobbiamo pensare che si tratti di una cosa impossibile? Oggi la vita media è 80 anni. Nell'ottocento era 23 anni, nel novecento con l'invenzione delle penicillina si è arrivati a 40. Perché non si può pensare di portarla a 120?». E mentre il Cavaliere, ormai prossimo alle 73 primavere, si gode già il mezzo secolo che don Verzè potrebbe regalargli («se mi chiede un aiuto io investo, speriamo siano soldi ben spesi»), la politica si interroga: sta forse pensando a ricandidarsi? Il premier lascia la domanda senza risposta anche se, nelle due ore trascorse nei saloni di Villa d'Este a Cernobbio, coglie l'occasione per sponsorizzare alcuni dei suoi «migliori» quarantenni. A cominciare dal Guardasigilli Angelino Alfano che sta gestendo uno dei capitoli più delicati e più cari al premier, la riforma della giustizia, e che in molti considerano già come il suo erede naturale. Poi è la volta della «capacissima e determinatissima» Mariastella Gelmini alle prese con le «mostruosità» dell'Università italiana. Per chiudere con una promozione sul campo destinata inevitabilmente a scatenare polemiche. «Presto faremo il ministero del Turismo», assicura Berlusconi ai commercianti. Poi, rivolto al presidente Carlo Sangalli che lo guarda con il volto visibilmente preoccupato, aggiunge: «Sapete che ira di Dio è la signora Brambilla. Una che non molla l'osso. Dillo che è brava!» Il numero uno di Confcommercio arrossisce, annuisce poi, a mezza bocca, ammette: «È brava, è brava». Le citazioni finiscono qui ed è inevitabile notare che si tratta di tre esponenti provenienti da Forza Italia. Elemento che, in periodo di costruzione del Pdl, appare tutt'altro che secondario. Come affatto secondaria appare l'assenza da Cernobbio del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il titolare di via XX Settembre, forse, ha semplicemente voluto lasciare la scena al premier. Ma c'è chi spiega, lontano dai taccuini, che la scelta sarebbe l'ennesimo sintomo del «nervosismo» del ministro finito sul banco degli imputati dopo lo scontro degli ultimi giorni con Bankitalia. Chissà quindi quale sarà stata la sua reazione quando, parlando di sè, il premier ha ironizzato: «Io non alcun potere anche perchè sono incapace di dare ordini. L'unica cosa che so fare è convicere gli altri con la mia personale autorevolezza e con la capacità di farmi concavo se ci sono delle punte. Facciamo un nome a caso, Tremonti. E convesso se qualcuno è distratto». A questo punto, quindi, al Cavaliere non resta che convicere gli altri. A partire dai commercianti («ditemi quello che devo fare e io lo faccio») cui assicura che la revisione degli studi di settore è una priorità dell'esecutivo. Passando per le banche che vanno capite perché non gli si può chiedere di fare «cattivo credito» (il premier usa le stesse parole pronunciate da Corrado Passera sabato proprio a Cernobbio) e che non devono preoccuparsi «perchè i prefetti coordineranno solamente i controlli». Fino ad arrivare a Confidustria («i soldi stanziati sono verissimi» assicura replicando ad Emma Marcegaglia) e ai sindacati («ringrazio Cisl e Uil che stanno dando un sostegno forte e responsabile all'azione del governo»). Anche perché, o si lavora tutti insieme, o difficilmente si potrà superare la crisi. Anche se vivremo tutti fino a 120 anni.