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Sacconi fa il mediatore apre a sindacati e imprese

Sacconi

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A vederlo passeggiare per i giardini di Villa d'Este si capisce subito che qui Maurizio Sacconi è a casa sua. Cappotto e occhiali da sole il ministro del Welfare stringe mani e saluta affettuosamente i partecipanti al forum di Confcommercio. Poi incontra il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, lo prende sotto braccio e si appartano. I due restano a chiacchierare mentre i fotografi li ritraggono a debita distanza con lo sfondo del lago di Como e le guardie del corpo tengono lontano gli «orecchi indiscreti». La tre giorni di Cernobbio ha già ospitato Altero Matteoli per parlare di Infrastrutture (Roberto Maroni ha rinunciato all'ultimo minuto), ma la presenza di Sacconi ha sicuramente un altro peso. Non solo perché arriva nel giorno in cui Emma Marcegaglia incalza il governo ad affrontare la crisi immettendo nel sistema «soldi veri», ma soprattutto perché finora il governo, nonostante abbia approvato le misure sui precari che Confcommercio chiedeva, non si è espresso sul taglio delle tasse proposto dall'organizzazione guidata da Carlo Sangalli. Una proposta che qualcuno ha presentato come una riedizione dell'idea lanciata dal segretario del Pd Dario Franceschini, ma che sottolineano i commercianti, è molto diversa. Così non è un caso che le prime parole pronunciate da Sacconi siano di apertura e nei confronti di Confcommercio e nei confronti della Cisl. «E' interessante» risponde telegrafico a chi gli chiede di commentare il taglio dell'aliquota più bassa (da 23% a 22%) da compensare con un innalzamento di quella più alta (da 43% a 445). Mentre sul patto antievasione promosso da Raffaele Bonanni il giudizio è più elaborato: «Il presidente Berlusconi ha più volte detto che dobbiamo raggiungere risultati molto maggiori nella riduzione dell'evasione fiscale, soprattutto incoraggiando una reale collaborazione tra fisco e contribuenti. Il che significa anche rivedere gli studi di settore come ci siamo impegnati a fare e avvicinare le modalità di prelievo fiscale alle condizioni concrete delle imprese». Quindi, dopo aver difeso la scelta di affidare ai prefetti il controllo creditizio («in una situazione inusuale servono misure di carattere inusuale») chiude la porta a qualsiasi riforma delle pensioni che, ala contrario, possono essere utilizzate come «ammortizzattore sociale» in una situazione in cui «un ultracinquantenne che perde il lavoro difficilmente riuscirà a ricollocarsi e, evidentemente, non può aspettare, senza un impiego, che arrivi l'età della pensione». L'ultima stoccata è per Dario «Babbo Natale» Franceschini e per il suo «governo ombra» che, come tale, «promette decreti ombra, sostenuti da coperture ombra che permetteranno detassazioni e sussidi di disoccupazione, purtroppo, altrettanto ombra». Bonanni applaude, Sangalli anche. Renato Brunetta, arrivato a sorpresa in elicottero e in anticipo sul programma (interverrà stamattina al forum ndr) si concede, a margine del convegno, una battuta sagace rivolta alla Marcegaglia: «I soldi non si stampano e chi li stampava, una volta, è finito male. Questo è un governo serio che non fa una proposta al giorno per togliersi il medico di torno». Poi però spiega che quello del numero uno di Confindustria non è un attacco, ma un intervento «in linea» con quanto fatto dall'esecutivo: «Fa benissimo a dire che bisogna dare una mano alle imprese. Se non ci sono le imprese non c'è l'economia quindi fa benissimo, ha ragione». Questa sì che è vera coesione sociale.

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