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Passera, il banchiere realista

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«Quei soldi» sono i cosiddetti Tremonti bond, cioè i miliardi messi a disposizione, a condizioni non leggerissime, per sostenere il capitale delle banche. Onore, quindi, a Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo, il primo grande banchiere italiano che non ha avuto paura di dire «sì, useremo quei soldi, anche se non sono a buon mercato». Finora i banchieri se ne erano stati da una parte, schizzinosi, impauriti dalla sola idea di trasmettere all'esterno un segnale di debolezza. Bisogno di soldi? Giammai. E intanto, però, era evidente che il credito si stava restringendo e che la difesa dei bilanci bancari veniva fatta ritirandosi, egoisticamente, dal proprio compito fondamentale. Corrado Passera ha parlato chiaro. Il messaggio è che il suo gruppo intende continuare a fare banca, perché, come ha dimostrato già in altre occasioni, crede nelle possibilità delle aziende italiane e nel sostegno ai grandi investimenti in opere pubbliche. E quando si parla chiaro anche le critiche e il dissenso non entrano nel gioco stucchevole della polemica. Perciò riteniamo che Passera possa contestare la scelta di affidare ai prefetti il controllo su eventuali casi di rarefazione del credito, senza, per questa ragione, attaccare chicchessia. Non siamo nel giochetto degli attacchi e contrattacchi, ma nella rivendicazione di una posizione forte e indipendente. Dalla quale tutti hanno solo da guadagnare.

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