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Marcegaglia: "Soldi veri per non fallire"

Emma Marcegaglia

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Dalla platea di Palermo, al convegno delle piccole imprese, quindi da quel Sud che maggiormente soffre la crisi, la Marcegaglia si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio, al quale ha già chiesto un incontro, richiamandolo «alla gravità della situazione» e esortandolo a «sostenere le imprese». E dopo il convegno la telefonata di Berlusconi è arrivata e l'incontro è stato fissato per martedì prossimo. Il rischio ventilato dalla presidente degli industriali è che «se non si agisce in fretta, tante aziende, nei prossimi mesi, possano fallire e che si perdano tanti campioni del made in Italy». La Marcegaglia ha detto di essere consapevole delle difficoltà del bilancio pubblico ma «gli imprenditori vogliono continuare a investire e proprio per questo i soldi a sostegno delle imprese devono essere veri, certi e arrivare subito». La richiesta non è di sussidi «ma di ossigeno per superare la tempesta e poi essere in grado di cavalcare la ripresa» che, si dice certa, «arriverà a fine anno». Quindi «bene gli ammortizzatori sociali e l'aumento dell'indennità per i cocopro ma questi diventano inefficaci se le imprese chiudono». Confindustria ha messo in guardia dal «neostatalismo disordinato e invadente e dal protezionismo» che impediscono «una crescita sana e duratura». La Marcegaglia ha indicato come strada da seguire «un patto a tre: le imprese devono aumentare i mezzi propri; il governo deve dare sgravi fiscali a chi si patrimonializza e investe nella propria azienda e le banche devono mantenere il credito». In una situazione di difficoltà oltre alla collaborazione tra tutti i soggetti, occorre un clima di tranquillità nel rapporto tra le istituzioni. «Non vogliamo vedere i conflitti istituzionali a cui assistiamo oggi ma una grande collaborazione tra Bankitalia e governo, tra banche e imprese» ha detto il presidente degli industriali rimarcando che «il credito è essenziale per la sopravvivenza delle imprese e quindi è la priorità assoluta». Una precisazione che è venuta a risposta dell'ipotesi lanciata dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti di affidare la vigilanza delle banche alla Bce e non più a Bankitalia. Intanto da Londra al G20 finanziario, Tremonti lancia l'allarme export che definisce «il problema dei problemi». La situazione del commercio internazionale, «è simile al dopo 11 settembre, quando tutto si fermò. Se c'è domanda, investi, anche se i tassi sono alti. Se non c'è richiesta, questo non avviene». Tremonti fa molto affidamento sul piano casa: «Un contributo alla crescita - dice - lo darà la nuova normativa sull'edilizia». Quanto ai lavori del G20 il ministro dell'Economia minimizza la differenza di vedute tra Usa ed Europa con gli Stati Uniti che premono, appoggiati dalla Gran Bretagna, per nuove misure di stimolo e il resto dell'Europa che vuole prima verificare gli effetti di quelle già approvate.

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