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Il Governatore respinga l'abbraccio dell'opposizione

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Inun momento di crisi è giusto reclamare l'unità istituzionale. Se però i giornali strombazzano lo “scontro” fra Draghi e Tremonti, se un quotidiano come Liberal indica nel governatore «la riserva della Repubblica», «l'unico a dire quello che pensa», e se un leader moderato come Casini si schiera «con Draghi senza se e senza ma», vuol dire che un problema c'è, ed è serio. Questo problema riguarda – va detto con chiarezza – il numero uno di Bankitalia. Il ministro Tremonti infatti può avere un carattere più o meno amabile, può formulare proposte più o meno condivisibili ma fa politica, è soggetto al voto degli elettori (oltre che a mille vincoli internazionali e “locali”). Per Mario Draghi la questione è assai diversa. Mentre Casini e l'opposizione fanno giustamente il loro mestiere incalzando il ministro, il governatore non solo deve essere imparziale (e crediamo lo sia) ma deve anche apparirlo. A differenza di Ciampi ed altri illustri predecessori, Draghi non ha fatto la sua carriera dentro Bankitalia. Dal 2002 fino al 2005 quando è stato nominato al vertice di Palazzo Koch, Draghi è stato vicepresidente, con incarichi operativi, di una delle più importanti ed influenti banche d'affari mondiali, Goldman Sachs. Per Draghi quindi il vincolo alla terzietà istituzionale non può che essere doppiamente forte. D'altra parte, il sistema di controllo e vigilanza delle banche centrali si è rivelato quasi dappertutto inadeguato. Il fatto che siamo in presenza, anche in Italia, di una strozzatura del credito è evidente ad ogni operatore economico, specie se di dimensioni piccole o medie. Non sta a noi dare consigli al governatore della Banca d'Italia. Ma va ribadito con nettezza che un abbraccio fra Draghi e l'opposizione sarebbe letale per Via Nazionale. Bankitalia deve oggi garantire la trasparenza: quella sulla solidità delle banche italiane e sulla loro corretta attenzione nei confronti del sistema economico nazionale. E se il ministro dell'economia dovesse pure dedicarsi a qualche picconata, il governatore non certo ha il dovere di ricambiare le attenzioni. Questa è una fase storica in cui il richiamo alla tecnocrazia ha perso di appeal. Oggi più che mai, l'Italia e l'Occidente, hanno bisogno di recuperare il primato della politica. Tremonti ha scelto di misurarsi su questo terreno e qui sarà giudicato. All'inquilino di Palazzo Koch toccano tanti oneri e molti onori. Non quello della politica, che si conquista invece nei luoghi deputati, democraticamente.

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