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dall'inviato Nicola Imberti CERNOBBIO (CO) Alla fine scoppia.

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Eimpreca: «Se c'è qualcosa di bene nel Paese, Santa Madonna, diciamocelo». Un segnale di nervosismo comprensibile per l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo giunto davanti alla platea dell'annuale forum di Confcommercio a Cernobbio con un compito: convincere i presenti che le banche, anche in questa situazione di crisi crescente, continuano e continueranno ad aiutare le piccole e medie imprese italiane. Un'impresa quasi disperata. Da giorni il presidente dell'organizzazione Carlo Sangalli ripete ossessivamente (tanto da considerarlo un pilastro della sua ricetta per uscire dalla crisi) che le «pmi sperimentano ormai quotidianamente condizioni di accesso al credito più difficili e onerose». Ma Passera difficilmente rinuncia alle sfide e si presenta a Villa d'Este con una strategia chiara. Primo obiettivo, attaccare. Soprattuto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e la sua idea di affidare ai prefetti il controllo dell'erogazione del credito. «Se questa sarà la decisione - osserva - tutte le banche responsabilmente daranno la massima collaborazione. Ma che c'entrano i prefetti? Non mi sembra in nessun modo una decisione saggia». Secondo obiettivo, difendersi. Passera spiega che se l'Italia non è stata travolta dalla crisi è anche grazie alla «saggezza del risparmio degli italiani» e ad un sistema bancario che aveva «regole giuste», che poteva contare su «importanti azionisti di lungo periodo», che ha gestito bene «la liberalizzazione del settore» e che non «ha fatto pazzie per fare tutto e dappertutto». «Chi sta al vertice - aggiunge - dovrebbe essere orgoglioso e portarlo come esempio. Se vanno in giro a dire che il nostro problema è che non parlavamo inglese (battuta del ministro Tremonti ndr), fanno male». Terzo obiettivo, convincere. Il manager di Intesa Sanpaolo assicura che l'istituto non ha fermato la propria attività di credito anzi, «anche in questi primi mesi difficilissimi dell'anno ha erogato 500 miliardi di cui una gran parte, oltre 350, alle imprese. Siamo gli ultimi a volerci tirare indietro, ma non chiedeteci di fare cattivo credito». Bastassero le parole, sarebbe finita qui. Ma, dopo aver annunciato che Intesa Sanpaolo darà il via libera all'utilizzo dei Tremonti bond nel consiglio di amministrazione del 20 marzo (finalmente un applauso per il ministro), Passera si sottopone al fuoco delle domande. E la platea non la pensa proprio come lui. Qualcuno gli ricorda Cirio e Parmalat esempi concreti che il sistema bancario italiano è tutt'altro che immacolato. Altri gli ricordano che anche il titolo di Intesa Sanpaolo, esattamente come quello di altri istituti, è crollato in Borsa. Altri assicurano che le banche hanno stretto i cordoni del credito. Il manager si innervosisce, risponde piccato ricordando che i crac sono opera di criminali, che il titolo «ha proporzionalmente retto meglio i precedenti cali di Borsa», quindi esplode: «In questo momento difficile, se c'è qualcosa di buono, diciamocelo». L'imbarazzo dei presenti è palpabile. Anche Pierluigi Bersani non sa cosa dire. «Passera dice cose vere - assicura - che forse non risultano. Quel che è successo, è successo. Guardiamo avanti anche se capisco che chi è sul fronte abbia qualche nervosismo». Poche ore prima Massimo D'Alema, anche lui ospite del forum, aveva sottolineato che le «banche dovrebbero e potrebbero fare di più». Insomma anche il Pd, compatto nel difendere Bankitalia dagli attacchi di Tremonti, è costretto a battere in ritirata davanti ai commercianti infuriati. A Passera non resta che lasciare Cernobbio con un fosco presagio: «Probabilmente i prossimi mesi saranno i peggiori. Dobbiamo prepararci a una crisi complessa da cui usciremo soltanto se tutti insieme lavoreremo». E nel salone di Villa d'Este qualcuno domanda: «Tutti chi?».

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