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Il governo va incontro ai precari

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Indennità fino a 2600 euro

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Sulla carta tutto è rinviato alla prossima settimana. Di fatto però, un primo confronto sul piano casa tra il presidente del Consiglio e i ministri è già avvenuto durante la riunione di ieri. Una prima discussione in cui sono stati chiariti alcuni punti, i più importanti, è stato sgomberato il terreno dalle perplessità iniziali di qualche esponente del governo, sono stati ribaditi i benefici e i vantaggi che un provvedimento come questo ha sul piano dell'edilizia, e quindi dell'economia italiana. Ed è da qui che parte il premier per ribadire che, sul piano straordinario per la casa, servirebbe un decreto legge, proprio per semplificare il prima possibile l'iter burocratico sulle opere edilizie. Alla fine l'idea del decreto è stata caldeggiata da tutti i ministri. Pur tutti sottolineando che, se decreto sarà, «questo non intende togliere voce in capitolo a chi - come gli enti locali - dovrà adattare e applicare il provvedimento alle diverse realtà». Sì, quindi, a salvaguardare il confronto con le Regioni (é stata già convocata una conferenza di confronto con i governatori la prossima settimana), ma, comunque, velocizzare prima possibile la parte riguardante la burocrazia. L'idea sarebbe, a questo punto, di sviluppare il piano in due provvedimenti: un decreto, destinato per lo più alla parte burocratica e normativa, di caratura quindi nazionale. Il secondo, un disegno di legge con cui si cercherà di trovare un format adattabile da tutte le Regioni, la cornice dentro la quale tutte le amministrazione locali dovranno muoversi. Tutto però, ripete Berlusconi ai ministri più volte, «cercando di fare presto, per dare all'Italia un intervento economico dalla portata storica». Già, intervento. Non di poco, stando ai primi calcoli e alle prime stime fatte sull'impianto del provvedimento. Qualche anticipazione arriva dallo stesso premier: se il 30% dei proprietari usufruirà delle agevolazioni previste dal piano, secondo Berlusconi il giro di affari sarà di circa 180 miliardi di euro. L'ordine del giorno del Consiglio dei ministri aveva anche altri punti. Ma la riunione è stata dedicata in gran parte al provvedimento sull'edilizia. In tanti sono intervenuti a parlare. C'è stato chi, come il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, avrebbe sottolineato quanto questo piano aiuterà anche a rinvigorire il centro delle città, rispettando la tutela ambientale. O il ministro della Gioventù Giorgia Meloni che, nella discussione generale, avrebbe fatto notare come, nel trio di architetti (Aulenti, Fuksas e Gregotti ndr) scesi in campo a brutto muso contro il piano «cementificatore» del governo, «c'è pure quello che ha costruito lo Zen di Palermo», (il rinomato quartiere popolare del capoluogo siciliano afflitto da grave degrado architettonico ndr). E Bossi, inizialmente ostacolo all'iniziativa del governo, alla fine della riunione ha ammesso: «Ci siamo fatti spiegare bene. Mi pare un progetto positivo che non riguarda chi ha costruito in modo abusivo». Sui benefici di procedere per decreto legge il titolare delle Infrastrutture Altero Matteoli: un eventuale disegno di legge, avrebbe sottolineato in Consiglio dei ministri, a causa dei tempi parlamentari troppo lunghi non riuscirebbe a produrre benefici immediati. Per il traguardo finale bisognerà, dunque, aspettare la prossima settimana. Il premier ha esortato i ministri competenti di lavorare da subito sull'impianto condiviso ieri mattina. Un impianto, avrebbe confidato il premier, molto gradito dai cittadini. «Tanto che - raccontano fonti di governo - gli ultimi sondaggi ci danno 5-6 punti in più».

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