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I commercianti hanno fiducia: «Uscire dalla crisi è possibile»

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Sarà il clima particolarmente mite. Sarà la splendida cornice di Villa d'Este che, nonostante la stagione turistica non ancora iniziata, si affaccia in tutto il suo splendore sul lago di Como. Ma la crisi economica, vista dall'annuale Forum di Confcommercio a Cernobbio, ha un sapore quasi dolce. Certo, i dati sono negativi come quelli di tutti, le analisi spietate e le previsioni preoccupate, ma una speranza c'è. O meglio sono le famiglie italiane che non hanno ancora abbandonato la speranza. Non del tutto. È ciò che emerge sfogliando il documento preparato dall'ufficio studi dell'organizzazione e illustrato dal presidente Carlo Sangalli. Sedici pagine che, già nel titolo, mettono in evidenza la voglia di non unirsi al coro dei disfattisti made in Italy: «Note per evitare la depressione (economica). Meno fisco per le famiglie, più credito alle imprese». «I consumi, e soprattutto i consumatori - spiega il documento -, stanno reagendo molto bene. Il clima di fiducia della famiglie, misurato dall'Isae, è in risalita a gennaio e a febbraio 2009. Anche l'indagine Censis-Confcommercio (febbraio 2009) chiarisce che le famiglie, in maggioranza (53%), si dichiarano ottimiste e fiduciose per i prossimi mesi». Certo, il calo c'è (nel 2009 i consumi dovrebbero segnare un -1% a fronte di un calo del Pil del 2,3%), gli acquisti in molti casi vengono rinviati e si è più oculati nelle spese. Non tutto ciò che luccica è oro, ma la depressione (psicologica), non è ancora arrivata. Anzi, come sottolinea il presidente dell'Astra Ricerche, Enrico Finzi, negli ultimi due mesi la percentuale di italiani «ottimisti» è passata dal 29% al 33,5%. Un dato cui fa da contraltare la situazione estremamente critica delle imprese che, anche a causa della stretta al credito, hanno praticamente perso ogni speranza (nel 2008 il numero di esercizi commerciali è sceso di 40.000 unità). Anche per questo, nei saloni di Villa d'Este, la seconda parola più pronunciata è «realismo». «Rispetto alla crisi finanziaria globale - spiega Sangalli -, è certamente vero che il nostro Paese ha potuto far conto su un sistema bancario tradizionalmente più prudente. Ma gli altri elementi di forza del sistema-Italia, il capitale fiduciario delle famiglie con il loro consolidato orientamento al risparmio e la flessibilità delle piccole e medie imprese, rischiano rapidamente di deperire: il primo per effetto della crescita della disoccupazione; la seconda per effetto della stretta creditizia». Insomma, bisogna fare in fretta. Per questo, secondo il numero uno di Confcommercio, «serve un "patto" tra Governo, istituzioni, forze sociali per dare più fiducia al Paese, alle famiglie, alle imprese». La ricetta è semplice: tagliare le tasse ai redditi medio bassi. Ben sapendo che «il debito non si cura con altro debito». In fondo, come ribadisce Sangalli, «queste imprese e i loro lavoratori sono l'Italia produttiva che vorrebbe fa della crisi un'occasione. L'occasione per costruire un Paese più ambizioso e più giusto».

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