Senato e Camera bocciano l'idea di Dario: «Incentivo a licenziare»
Èquella ricevuta dal Pd che ieri, al Senato e alla Camera, ha cercato di far passare la proposta di introdurre un assegno mensile di disoccupazione per chi perderà il lavoro nel prossimo anno e si ritroverà con «reddito zero». Le mozioni (a Montecitorio il primo firmatario era il segretario Dario Franceschini, a Palazzo Madama il capogruppo Anna Finocchiaro) sono state respinte. Approvata dalla Camera, invece, la mozione presentata da Pdl e Lega affinché il Governo «dia piena attuazione alle linee guida elaborate dal ministero del Welfare per una tutela attiva della disoccupazione». Il testo della maggioranza chiede inoltre di concordare con le banche «la sospensione del pagamento della rata di mutuo per almeno 12 mesi» e di mantenere «la più ampia base occupazionale, distribuendo su molti lavoratori il minore monte di ore lavorate (contratti di solidarietà, cig a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana corta ed altro)». In Aula a Montecitorio, il governo ha espresso parere contrario sulla proposta del Pd con Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, che ha spiegato che i sussidi di disoccupazione «sarebbero certamente positivi in un'economia dinamica» ma che «in una fase di questo tipo diventano oggettivamente, al di là delle intenzioni di chi li propone, un incentivo al licenziamento, al rattrappimento strutturale». Immediata la replica del leader del Pd Franceschini: «Noi siamo consapevoli che le cose che abbiamo proposto, come l'assegno per i disoccupati, non sono risposte strutturali alla crisi. Ma sappiamo che in un momento difficile chi guida il paese deve sì pensare ad interventi strutturali, ma anche immaginare come affrontare nel frattempo l'emergenza per aiutare chi sta peggio». E ha difeso le sue proposte, compresa quella che prevede il versamento di un contributo per i redditi superiori ai 120mila euro, spiegando che non si tratta di demagogia e invitando il governo «a rispondere nel merito: dite sì o no. Le coperture ci sono». Quindi ha lanciato l'affondo: «C'è una differenza di fondo tra noi e voi al di là delle singole scelte. Noi pensiamo che nella crisi debbano scattare meccanismi di solidarietà nelle comunità. Voi pensate che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi. Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ha subito risposto alle accuse: «Rischio di cementificazione, disegno di riprogettazione, deriva inimmaginabile. Parole grosse che fanno capire a tutti quanta paura abbia il povero Franceschini di perdere le prossime elezioni». E se per Massimo D'Alema i dinieghi del Pdl alla proposta del Pd sono «un segnale di cecità», il capogruppo del Popolo della libertà alla Camera Fabrizio Cicchito difende la scelta del governo: «Il no è sui contenuti, non deriva da una pregiudiziale».