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Rai, De Bortoli dice no e rispunta Petruccioli

Claudio Petruccioli

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"Dopo attenta riflessione ho deciso di restare dove sono: a fare solo il giornalista". I due protagonisti della trattativa, Gianni Letta e Dario Franceschini, si sono visti più volte nell'arco della giornata: un faccia a faccia mattutino programmato da domenica con altre finalità, ovviamente. Poi di nuovo nel pomeriggio con un incontro nella sede del Pd breve, un quarto d'ora scarso, che non ha portato grandi frutti. Il segretario del Pd e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio avrebbero preso atto del fatto che in questa situazione il nome che restava in campo era quello dell'attuale presidente di viale Mazzini. Anche se, raccontano fonti vicine al Pd - Franceschini avrebbe messo sul tavolo il nome di Claudio Petruccioli con un obiettivo dichiarato di spingere il Governo a scoprire le carte sull'attuale presidente. A questo punto, riferiscono le stesse fonti, Letta avrebbe chiesto un supporto di riflessione. In serata poi, la notizia. Con una nota ufficiale il Pd fa sapere di aver proposto al governo la riconferma di Petruccioli. Ma «il governo ha risposto negativamente a questa indicazione». A questo punto, tutto da rifare. Resta convocata per oggi pomeriggio l'assemblea del Cda e la riunione della Vigilanza è fissata per domani sera alle 20.30. L'atmosfera, come spesso accade quando c'è di mezzo la Tv di Stato, non appare però delle più concilianti se è vero che su De Bortoli ieri Berlusconi e Franceschini si sono scambiati non pochi colpi. «Su De Bortoli avevamo dato il nostro benestare, poi lui ci ha ripensato. Ora il nome ce lo devono dare i signori della sinistra», ha tagliato corto il premier, al quale un infastidito segretario del Pd ha risposto: «Se Berlusconi intende dire che accetterà qualsiasi nome dall'opposizione ho molte idee in merito». A questo proposito, in molti suggeriscono di non sottovalutare il repentino cambio di idee del direttore del Sole 24ore per avere un'impressione di come la questione Rai sia particolarmente delicata. In effetti, il dietrofront di De Bortoli qualche interrogativo lo innesca. Perché ha rifiutato l'incarico? Le cause che lo hanno spinto a una decisione di tale portata devono essere molto serie. Aveva dato l'ok. Come ha scritto nel comunicato «un incarico di grande prestigio per il quale mi ero reso disponibile». Poi il dietrofront. Deve essere successo qualcosa in poche ore. Che cosa? Per tutta la giornata si sono fatte ipotesi e avanzate teorie. Due le possibili soluzioni del mistero. La prima di natura economica, anche se la meno forte: sembra proprio che l'offerta presentata dalla Rai non fosse soddisfacente. La seconda ipotesi invece è ben più suggestiva: la possibile direzione per De Bortoli del Corriere della Sera o di Repubblica. Testate per le quali sono previsti imminenti cambi dei vertici. Anzi, domani potrebbe essere la data decisiva per le sorti della direzione del Corsera. Intanto, sul nome del presidente Rai nel Pd il terreno è particolarmente "scivoloso". «Se c'è un veto di Palazzo Chigi su Petruccioli, deve venire fuori. Non possiamo accollarci noi questa responsabilità», è stato per tutto il giorno il ragionamento dei vertici democratici, che hanno appreso con un certo fastidio le dichiarazioni di Berlusconi. La mossa di Franceschini di dire sì a Petruccioli, oltre a "scoprire" il Governo, nasce anche dall'intento di mettersi al riparo dalle obiezioni che potrebbero arrivare dall'interno in caso di definitiva esclusione di Petruccioli (sostenuto da una parte del partito, in primis Gentiloni e gli ex diesse come Morri). In realtà, il segretario del Pd stesso era il primo sostenitore della necessità di una candidatura di discontinuità, nonostante tra i Democratici sia sempre stato nutrito il fronte dei fan di Petruccioli. Ma, dopo il forfait di De Bortoli, Franceschini avrebbe messo sul tavolo delle trattative solo il nome di Petruccioli. Una candidatura che però troverebbe qualche resistenza anche nella maggioranza: prima di tutto nel ministro del Tesoro Giulio Tremonti, persona incaricata a indicarlo all'assemblea degli azionisti. Sarebbe proprio il titolare dell'Economia ad aver posto il veto alla riconferma dell'attuale presidente di viale Mazzini, in nome dell'esigenza di una figura diversa e di "rinnovamento" per la Rai. Stessa linea anche per il premier, ribadita ieri in un pranzo con il suo amico Fedele Confalonieri. Il presidente di Mediaset avrebbe cercato di convincere Berlusconi sul nome di Petruccioli. Un tentativo, pare, del tutto inutile. Nell'incontro con Gianni Letta, Franceschini aveva fatto intendere che non mancherebbe la disponibilità da parte del Pd a ragionare anche su altri nomi: girano già quelli di Stefano Folli, Paolo Ruffini e Gianni Minoli. Alla nota serale del Pd, dal governo non c'è stata replica. Il premier, insomma, "sospende" il giudizio su Petruccioli. Almeno per ora. Nei palazzi della politica ci s'interroga tra l'altro anche sulle conseguenze del colloquio che lo storico Piero Melograni (persona gradita in modo bipartisan) avrebbe avuto qualche giorno fa con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e in cui i due avrebbero parlato anche della presidenza di viale Mazzini.

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