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Quell'inceneritore bruciava veleni Tredici arresti per traffico di rifiuti

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Brucia lo scandalo rifiuti nei due termocombustori di Colleferro, alle porte di Roma. L'altra notte il terremoto. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma hanno messo i sigilli alla struttura, costretto agli arresti domiciliari tredici persone tra dirigenti, anche dell'Azienda municipalizzata per l'ambiente di Roma (Ama), ingegneri, chimici, intermediari ambientali e produttori di immondizia cosiddetta "pulita". E in più, altre dodici sono state indagate perché ritenute fiancheggiatrici di quella "sporca tredicina". L'accusa: associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. E poi falso e truffa. I militari del Noe, comandato dal capitano Pietro Rajola Pescarini e coordinato dal colonnello Antonio Menga, hanno notificato i provvedimenti richiesti dal pm di Velletri e firmati dal gip Alessandra Ilari. I militari hanno stroncato un malaffare che stando alle indagini è cominciato nel 2005 ed è proseguito fino a tutto il 2008, ingoiando anche le prime settimane del nuovo anno. Ora è finito: i militari hanno fatto i mastini, non hanno mollato le indagini, e alcuni dipendenti del Gaia hanno collaborato come leoni, infischiandosene delle rappresaglie aziendali. Nell'ordinanza di 142 pagine si ripercorre il copione criminale, in cui l'impianto viene perfino scoperto senza autorizzazioni. Nelle bocche di fuoco dei termocombustori si gettava ogni tipo di rifiuto manomettendo il sistema elettronico di controllo dei fumi che sbuffavano perché non si leggessero in tempo reale l'allarme inquinamento sui monitor degli organi di controllo: Comune, Provincia e Arpa. Si gettavano pneumatici, lamiere di alluminio, ferro, batterie, fili elettrici, rifiuti come se ne trovano nei bidoni della spazzatura. Si avvelenava l'aria, il sangue della gente, s'impregnava il respiro di un puzzo acre intrappolato anche nei panni stesi sui balconi. Si seminava robaccia su una terra che è già cariata dall'inquinamento: i sanitari hanno definito la Valle del Sacco come la Valle della Morte. Un nome che è un funerale. I dirigenti degli impianti di Colleferro sono ritenuti colpevoli di aver bruciato rifiuti da discarica. A fornirli l'Ama di Roma (dagli impianti di Rocca Cencia e Nuovo Salario), le società Defiam e Dentice di Avellino, Lavorgna di Benevento e la Enercombustibili di Frosinone. A piazzare le balle le imprese intermediare: Gir (Colleferro), Ivrea (Foggia) ed Ecoservice (Bari). Anziché riempire i camion di combustile da rifiuti (cdr), secco e ridotto a pezzetti fino a 20 centimetri, queste ditte scaricavano di tutto (anche di notte) certificando la "bontà" del prodotto con un esame chimico falso redatto dal laboratorio complice, il Mazzaglia di Napoli. Per il Gaia faceva le contronalisi del carico un altro laboratorio chimico, l'Osi di Isola Liri, anche questo fasullo. Portare in discarica una tonnellata di immondizia costa 110 euro, al termocombustore 80. I trenta di differenza venivano divisi tra produttori di cdr e intermediari. Per il Gaia l'affare era un altro. Il Gestore nazionale per l'energia elettrica compra dai termocombustori l'energia che producono a un prezzo superiore che vale da incentivo a generare "pulito" attraverso la combustione del cdr. Ma al Gaia di cdr ne entrava poco. Addirittura, non sempre l'immondizia rovesciata nei termocombustori era sufficiente per tenere alti i forni. Così si doveva ricorrere all'acquisto di gas metano dal Gestore nazionale. I carabinieri del Noe hanno accertato che il Gaia ha dichiarato consumi di gas metano per generazione di energia elettrica «sensibilmente inferiori a quelli effettivi». E cioè: per il 2006 la Mobilservice ha dichiarato un consumo di standard metri cubi (sm3) pari a 135.840 di gas metano, ovvero lo 0,44% anziché 1.176.140, il 4,03%. Insomma, erano tutti d'accordo. Il direttore tecnico degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro gestiti da Mobilservice ed Ep sistemi Paolo Meaglia; la responsabile della gestione rifiuti, l'ingegnere Stefania Brida; il rappresentante legale di Mobilservice ed Ep, Franco Perasso; il direttore tecnico-operativo della divisione Ambiente del Consorzio Gaia, Marino Galuppo (Padova). L'impiegato Giuseppe Valentino Zechender, dell'ufficio accettazione del cdr, riceveva i carichi e chiudeva gli occhi.

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