Colleferro, bonifica dopo la vergogna
Il Cdr (combustibile derivato da rifiuti) è la parte di rifiuto urbano ricco di carta e plastica che può essere recuperato in procedura semplificata quando possiede un potere calorifico almeno pari a 15.000 kJ/kg. Il combustibile da rifiuti è normalmente prodotto dal rifiuto indifferenziato, cioè quello che viene depositato dai cittadini nel cassonetto. Il rifiuto indifferenziato, con presenza di sostanze organiche, carta, plastica, vetro, residui tessili e altro, è alimentato a un impianto di selezione dove avviene una serie di operazioni successive quali: la triturazione, la vagliatura e la classificazione con aria. Il Cdr, che è la parte più leggera del rifiuto, è prodotto nell'ultima fase di classificazione con aria. Il Cdr deve avere alcune caratteristiche di qualità chimico fisiche e rispettare i limiti di concentrazione di inquinanti (soprattutto di cloro che non deve superare lo 0,9%, ma anche di zolfo e di metalli pesanti) per poter essere utilizzato in impianti di recupero di energia. In definitiva, il Cdr deve provenire da una precisa tipologia di rifiuti e bisogna verificarne le caratteristiche rispetto agli standard di qualità. Per cui, quando siamo nella norma, la combustione di questo materiale può avvenire senza alcun pericolo per l'ambiente. Ai fini di una valutazione relativa alla possibile incidenza della combustione del Cdr alimentato all'impianto di Colleferro, sarebbe necessario conoscere la sua origine e le sue caratteristiche onde verificare la compatibilità con gli standard. Per quanto riguarda la combustione di pneumatici, tra i materiali che sarebbero stati impropriamente bruciati, sarebbe necessario verificare se l'impianto fosse stato preventivamente autorizzato. L'eternit invece, è un materiale inorganico, che quindi non si presta a nessun tipo di combustione. Per quanto riguarda il rame, infine, si può osservare che il problema è quello della catalizzazione nella formazione di diossine e furani che possono essere eliminati dalle emissioni gassose solo mediante un'operazione di assorbimento su carboni attivi, operazione che molti impianti prevedono come ultimo stadio della depurazione dei fumi. Non è possibile in astratto dare un giudizio sulla possibile incidenza dell'impianto sulla salute e sull'ambiente senza conoscere i dettagli tecnici dello stesso nonché le modalità di conduzione. Per eventuali emissioni in atmosfera non a norma, vi può essere il pericolo di una deposizione di inquinanti sul terreno. In questo caso è necessario verificare che la concentrazione di contaminanti negli strati superficiali di terreno sia conforme ai limiti previsti dalla disciplina sulla bonifica dei siti contaminati. Qualora ciò non fosse, è naturalmente richiesto un intervento di bonifica che può essere effettuato mediante asportazione del terreno contaminato o tramite trattamenti complessi mirati alla progressiva riduzione dell'inquinamento. * Primo Ricercatore Cnr