Borse ai minimi storici, si può ripartire
. Nel 2008 sono andati in fumo a piazza Affari circa 360 miliardi di euro. Altri cento, circa, si sono volatilizzati nei primi due mesi del 2009. Dai 733 miliardi di capitalizzazione di soli 15 mesi fa si è arrivati dopo l'ultima settimana di ribassi, chiusa venerdì scorso, a 272 miliardi. A voler utilizzare una metafora il mercato più che aver subìto un crollo è caduto in un crepaccio senza fondo. Eppure anche senza essere esperti di alpinismo è pacifico considerare che anche la voragine più profonda abbia comunque un pavimento. Basta andare a fare due conti tra i titoli più importanti del listino, quelli che solo qualche anno fa correvano con altrettanta velocità all'incontrario per cominciare a porsi qualche domanda sull'effettiva fine della caduta. La Unicredit, ad esempio, che un anno fa secondo i dati di Borsa Italiana valeva 4,7 euro oggi riparte da 0,723 euro con una perdita di circa l'85% del valore. Stessa sorte per un altro finanziario come Intesa SanPaolo che il 7 marzo del 2008 valeva 4,25 euro e un anno dopo si è fermata a quota 1,42 euro lasciando sul terreno il 66,7%. Cadute verticali che sono sicuramente legate al fatto che il settore finanziario è stato sicuramente quello più colpito dalla crisi di incertezza. Ma è stato così anche per altre azioni. La Fiat ad esempio valeva 13,13 euro un anno fa e 3,94 euro la settimana scorsa con un calo del 70,88%. Stesso discorso anche per Generali passata da 27,91 euro a 10,43 euro (-63,24%). Sono solo esempi ma rappresentativi dello tsunami che ha colpito la borsa milanese. Niente più di un trend, dunque, che se sommato però al fatto che spesso la capitalizzazione di una società quotata è inferiore alla liquidità presente nella casse societarie e al patrimonio immobiliare dà il segnale che la logica di valutazione non esiste più. E che molti titoli non talmente sottovalutati che, se si tenesse conto del cosiddetto valore di libro degli asset aziendali, la quotazione a Piazza Affari sarebbe sicuramente più bassa rispetto a quanto si potrebbe ottenere vendendo i beni aziendali sul mercato e dividendo il ricavato per il numero di azioni in circolazione. Insomma molte società sono ormai a prezzo di sconto. E con un po' di coraggio ai prezzi attuali potrebbero rivelarsi presto un affare. Condizionale d'obbligo chiaramente perché quando si entra in Borsa in qualunque momento lo si faccia il rischio di perdere sempre tutto è massimo. Insomma piedi di piombo. Il consiglio è dunque quello di monitorare da adesso in poi i trend delle azioni più importanti e tenersi pronti a investire. Un monitoraggio che sicuramente sta effettuando uno che di Borsa se ne intende: Warren Buffet detto anche l'oracolo di Ohama per la sua lungimiranza nel mettere soldi nei mercati azionari. Ha fatto talmente storia la sua fortuna a Wall Street che le sue strategie sono le migliori, finora verificate sul campo, da mettere in pratica dagli aspiranti trader. Buffet ha sempre pensato che in borsa perde soldi chi vende quando le cose vanno male e compra quando le cose vanno bene. Bisogna fare esattamente il contrario. Più le cose vanno male e più la situazione è ideale per chi vuole acquistare. Insomma logica al contrario. Da non dimenticare poi la selezione dei gruppi di azioni da mettere in cassetto. Gli esperti del settore puntano sull'energia, meglio se rinnovabili, e dopo il possibile avvio del piano infrastrutture e del piano casa voluto dal governo le aziende di costruzioni. Ma attenzione anche in questo caso ogni progetto può essere ribaltato. Dunque il consiglio è sì monitorare ma muoversi sempre con la massima cautela.