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"Non siamo nelle condizioni di Chernobyl"

Angelo Alessandri

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La maggioranza va avanti nel progetto, nonostante le polemiche e il polverone sollevato da alcuen regioni sulla "vicenda nucleare". "Il governo ha fatto bene a porre il problema dell'energia. Ora vedremo se si riuscirà a realizzare le centrali o meno. Penso però che, pagando l'Italia tantissimi soldi per comprare l'energia da altri Paesi, se riuscissimo a risparmiare non sarebbe tanto sbagliato". Angelo Alessandri, presidente della Commissione ambiente della Camera non si sbilancia. Anche perché "non sarà di certo una cosa rapida realizzare queste centrali". Quello che però l'esponente della Lega crede fortemente è che "al di là di qualche slogan di propaganda, ben venga il confronto su questa materia". Un confronto che però sta dando vita ad un vero e proprio fronte del no... «Guardi, tutte queste polemiche mi sembrano del tutto inutili. Ormai siamo ad una tecnologia di terza generazione avanzata, testata e sicura. Persino a prova di terrorismo. Il problema vero è stabilire dove realizzare le centrali: Bisogna anche tenere conto che lo studio dell'87 dell'Enel è da rivedere, essendo ormai superato».   Piemonte, Puglia, Lazio, Toscana e Sardegna. Tutte regioni che hanno già detto no alle centrali. "Mi sembra che in questo momento prevalga la campagna elettorale. Ripeto, non so come andrà a finire. Non ho la certezza sulla realizzazione di questo progetto. Ma intanto il governo ha fatto bene ad aprire la questione. Sa quanto spende il nostro Paese per compare l'energia?".   Quanto? «La nostra non autosufficienza ci costa più o meno 60 miliardi. Una cifra che equivale a circa quattro finanziarie l'anno. Certo, prima di passare alla fase di realizazzione è necessario dare delle garanzie ai cittadini. Come è necessario anche un confronto con il territorio, proprio per non ripetere gli errori fatti in passato. Ma parlare ora di dove farle, di questa o quella regione, è ancora del tutto superfluo».   Il ministro Scajola l'11 marzo riferirà in Parlamento. Pensa che alla fine si arriverà ad un accordo tra tutti? «Per ora il centrodestra è d'accordo, così come anche la Lega e l'Udc. Spero che nel Pd non prevarranno gli slogan elettorali, pensando invece all'utilità e al risparmio per il Paese. Non siamo certo nelle condizioni di Chernobyl, mi sembra del tutto evidente».   E se alla fine si deciderà di fare una centrale in Lombardia o in Veneto, la Lega sarà d'accordo? «Se ci sarà la necessità di farla lì, di certo non ci tireremo indietro. Credo però che ognuno si deve prendere le sue responsabilità. E che non sia giusto avere delle regioni mai disposte a impegnarsi in prima linea».   Si riferisce alle regioni del Sud? «Non solo. È così anche per qualche regione del nord».   Come andrà a finire? «È presto per dirlo. Ci sono circa 30 anni di mancata discussione in materia che vanno recuperati. Il percorso deve andare avanti. Logico che in questi casi tutte le vorrebbero nelle città del vicino e non nelle proprie. Io però vorrei sottolineare un aspetto importante: abbiamo oltre 15 centrali vicinissime a noi, oltre il confine italiano. Alcune a cento chilometri di distanza. Penso alla Slovenia, alla Francia e alla Germania. Mi sembra uno spunto interessante su cui riflettere...».

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