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Il Pd ha già scaricato Veltroni

Veltroni

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È ancora presto per sapere se sarà nuova o vecchia, più radicale o moderata, più decisionista o «maanchista», ma una cosa è sicura: Walter è già stato archiviato. Certo, lui c'ha messo del suo, cambiando addirittura posto nell'emiciclo di Montecitorio. Se fino a qualche giorno fa sedeva al fianco del capogruppo Antonello Soro, adesso si è spostato più in là, in mezzo ai semplici deputati. Tra Andrea Martella e Andrea Orlando. Abbastanza lontano da non essere inquadrato durante le dirette dell'Aula. E se Walter ha poca voglia di farsi vedere e sentire, ancora meno ne hanno i suoi di andarlo ad ascoltare. Ieri, ad esempio, l'ex segretario si è concesso, dopo quasi una settimana, la sua prima uscita pubblica: la presentazione del libro «Solo per giustizia» scritto dal magistrato anticamorra Raffaele Cantone. «Impegno preso prima delle mie dimissioni - ha spiegato - e che ho ritenuto giusto onorare per il suo carattere, che demanda a scelte personali di impegno civile che non moriranno». La curiosità per il «ritorno» ha trascinato nella sala Luigi Di Liegro di Palazzo Valentini (sede della Provincia di Roma ndr) una nutrita schiera di giornalisti. E poco più. Tanto che qualche dipendente è stato prontamente cooptato per fare il pubblico. Anche il presidente Nicola Zingaretti, che i comunicati stampa davano per presente, dopo aver ricevuto gli ospiti (oltre all'autore e Veltroni, c'erano il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu e la direttrice dell'Unità Concita De Gregorio ndr), si è prontamente dileguato. Così in platea sono rimasti l'inseparabile Walter Verini e Raffaele Ranucci (ex assessore regionale del Lazio oggi senatore), mentre i deputati Rosa Calipari e Jean Touadi si sono presentati con colpevole ritardo. Veltroni si è strettamente attenuto al tema e ha cortesemente evitato le domande dei giornalisti limitandosi a confermare che, a breve, si concederà una trasferta americana per andare a trovare la figlia. E quasi sicuramente nessuno se ne accorgerà. Ormai Veltroni è il passato. Un passato cancellato da Dario Franceschini che ha completato la sua squadra nominando i responsabili dei 12 dipartimenti tematici (dentro i big Pierluigi Bersani, Piero Fassino, Beppe Fioroni, Enrico Letta) e quelli delle aree partito. Scaricato dai suoi che non vogliono essere chiamati «veltroniani» e, ieri, si sono riuniti all'ex hotel Bologna per ribadire che dal Lingotto non si torna indietro e vedere se è possibile costruire una candidatura alternativa a quella di Bersani. E sbeffeggiato da Antonio Di Pietro che, commentando le sue dimissioni, dichiara: «Ora spero di avere un alleato».

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