Obama prepara l'ingresso dello Stato in Citigroup
Ma con grande prudenza, il Tesoro Usa definisce l'ipotesi l'extrema ratio, ricordando ancora una volta che l'obiettivo è di mantenere privato il sistema bancario, il quale ancora oggi possiede i mezzi per reggere. La dichiarazione del Tesoro, con (pochi) nuovi dettagli sul piano di salvataggio bancario che il segretario Tim Geithner sta mettendo a punto (con iniezioni di capitale a banche in difficoltà e cosiddetti stress test per valutare i loro bisogni), è stata pubblicata proprio mentre si intensificano le voci di una partecipazione pubblica in Citigroup. Secondo il Wall Street Journal la banca, una di quelle ad avere sofferto di più in Borsa la scorsa settimana, sta negoziando con il Tesoro una partecipazione che potrebbe raggiungere addirittura il 40%, attraverso titoli convertibili, cioè con diritto di voto. Chi preme decisamente per una nazionalizzazione temporanea è il premio nobel dell'economia Paul Krugman, d'accordo con colui che definisce scherzosamente «il compagno» Alan Greenspan, l'ex numero uno della Fed, un ultraliberista. In un fondo pubblicato ieri sul New York Times, Krugman ha ricordato che secondo Greenspan «potrebbe essere necessario nazionalizzare temporaneamente alcune banche in modo da agevolare una ristrutturazione morbida e ordinata». E aggiunge: «sono d'accordo». Secondo il Nobel, «le banche devono essere salvate». «Il fallimento di Lehman Brothers - aggiunge -ha praticamente distrutto il sistema finanziario mondiale, e non possiamo correre il rischio di lasciare implodere istituzioni ben più grandi come Citigroup o Bank of America». Per l'Amministrazione Obama non si tratta di una mossa facile, perché negli Stati Uniti la parola «nazionalizzazione» è tabù ed è quasi un sinonimo di socialismo alla sovietica (o più banalmente alla francese, cioè nello stile dell'ex presidente Francois Mitterrand). Si moltiplicano quindi le acrobazie linguistiche. Per esempio il capogruppo democratico al Senato, Harry Reid del Nevada, spiega alla Msnbc che la partecipazione allo studio in Citigroup «non è una nazionalizzazione, ma una misura per proteggere gli interessi dei contribuenti». Wall Street intanto, sembra appoggiare l'idea di una nazionalizzazione parziale e a termine. Dopo la dèbacle della scorsa settimana, a metà seduta Citibank e Bofa si mantenevano in terreno positivo, mentre gli indici generali rimanevano nel rosso. E, secondo alcuni commentatori, c'è addirittura il rischio che una parziale nazionalizzazione di Citigroup spinga altri gruppi bancari in difficoltà a chiedere l'aiuto del governo americano.