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Ma Angeletti lo promuove: "Un ex Dc è una garanzia"

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Sono infatti lontanissimi i tempi in cui i tre più grandi sindacati, Cgil, Cisl e Uil, siglavano assieme accordi in difesa dei diritti dei lavoratori. E, ancora di più, sembrano lontani i tempi in cui il leader del maggior partito dell'opposizione diventa regista di una forte politica contro le decisioni del governo supportato dalle proteste di piazza del sindacato. Franceschini questo l'ha capito tanto da elevare un'appello alle sigle sindacali parlando all'Assemblea nazionale del Pd: «Evitateci il dolore di vedervi scendere in piazza divisi. Noi siamo dalla parte dei lavoratori e quello che serve è un unico grande sindacato unitario». Un invito che ha suscitato le reazioni del segretario della Uil, Luigi Angeletti. Segretario, crede sia possibile tornare e perseguire la strada del dialogo tra voi, la Cisl e la Cgil? «Io penso che i sindacati abbiano posizioni comuni su molti temi e quindi, la costruzione di una politica unitaria, non è impossibile. Però bisogna specificare anche che la scelta di collaborare tra noi non può continuamente sottostare a qualcuno che fa la voce grossa. Il nostro compito è quello di salvaguardare i diritti dei nostri iscritti e, come si sa, ogni decisione crea inevitabilmente l'insoddisfazione per alcuni e l'appoggio di altri. Nella storia del sindacato non si è mai ottenuta l'unanimità di consenso però dobbiamo fare in modo che non passi il messaggio che è meglio dare ascolto ad una parte piuttosto che cercare di ottenere benefici per la maggioranza dei nostri iscritti». Una critica alla Cgil? «In parte. Ho ancora in mente quando a luglio del 2007 Epifani minacciò di ritirare la firma sull'accordo comune chiuso sul Welfare se al referendum indetto per l'ottobre seguente fosse prevalso il no dei lavoratori. Non credo che questo sia il metodo per portare avanti le cose». Pensa che l'elezione di Franceschini a leader del Pd possa facilitare un qualche processo di avvicinamento? «La sua elezione senza dubbio favorisce la possibilità di riallacciare il rapporti. Una leadership spostata verso il centro è una buona premessa per questo processo. Quindi da un'elezione che è una soluzione obbligata per uscire in fretta dalla crisi in cui versa il Pd, potrebbe nascere un'opportunità dal risvolto positivo». Ma la Cgil, nella manifestazione del 13 febbraio scorso a Roma, Accusava il Pd di non essere una vera forza d'opposizione. Forse preferivano una leadership più di sinistra? «Non so cosa pensi la Cgil, ma le dico che la base del sindacato politicamente rispecchia l'elettorato nazionale, forse solo leggermente schierata a sinistra, quindi estremizzarsi non fa bene. Non dimentichiamo che il sindacato deve essere indipendente sia dal governo che dall'opposizione. Se ciò non accadesse perderemmo di credibilità. Ora Franceschini se non vuole acuire le divisioni all'interno delle sigle sindacali deve rispettare la nostra autonomia e se emergono divisioni o propone una proposta alternativa o si rompe tutto. Credo che Franceschini possa capire questo e comportarsi di conseguenza».

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