«Corriamo meno rischi degli altri Paesi europei»
Quella della nazionalizzazione è una delle ipotesi contenute nel documento sugli interventi sul sistema bancario e finanziario che la Commissione europea sta elaborando e che sarà discusso nella riunione di mercoledì. Insomma è una scelta che gli Stati membri potrebbero adottare in caso di necessità per permettere alle banche di erogare crediti alle imprese. L'obiettivo è di non bloccare il sistema produttivo». Antonio Tajani , vicepresidente della Commissione europea e responsabile del settore Trasporti commenta così il tema della nazionalizzazione delle banche lanciato dalla Ue. Poi parla dell'annuncio da parte del presidente Berlusconi che la linea di alta velocità della Torino-Lione si farà. «È un segnale politico importante. Significa il superamento dei veti e la volontà italiana di agire in coordinamento con l'Europa. La Torino-Lione infatti sarà finanziata da Italia, Francia e Unione Europea. Dopo il vertice di Berlino nel quale è stata decisa un'azione comune per affrontare la crisi, l'annuncio di Berlusconi si muove su questa linea e dimostra il ruolo di primo piano svolto dall'Italia». Tajani sta svolgendo una serie di incontri con imprenditori delle diverse associazioni territoriali della Confindustria per sensibilizzarli sulla necessità di investire nelle infrastrutture. Ieri era all'Assemblea dell'Assindustria di Rieti e nel viaggio in auto ci ha anticipato i progetti in cantiere della Ue in tema di infrastrutture. Ma ha anche parlato del futuro del Pdl, della vocazione europeista del nuovo soggetto politico. Rivela anche i suoi sogni politici. «Berlusconi vuole che io resti a Bruxelles, e io ne sono ben felice, c'è tanto da fare in questo momento». Un incarico nel Pdl? «Non lo cerco, so bene che il Pdl nasce in una prospettiva bipartitica e poi un grande partito non può non avere un aggancio forte con l'Europa. Il riferimento è il Ppe e io porterò la mia esperienza europea nel nuovo progetto politico». E se viene stuzzicato sulla corsa alla presidenza della Regione, lui si schermisce: «L'Europa, Bruxelles, ecco il mio posto». E ora che il vertice di Berlino e quello prossimo di Londra metteranno a punto strategie coordinate contro la crisi, il ruolo di vicepresidente della Commissione Ue diventa centrale. «È fondamentale scrivere regole comuni per la finanza e definire azioni concertate tra i vari Paesi in modo da evitare tentazioni protezionistiche. Quanto all'occupazione, un buon volano può essere l'apertura dei cantieri per le grandi infrastrutture transeuropee». Qualche esempio? «Per la Torino-Lione sono stati stanziati 670 milioni di euro. A inizio marzo ci sarà un bando di gara europeo per 500 milioni di euro per progetti cantierabili entro il 2009 e mi auguro che ci siano imprenditori italiani intenzionati a partecipare». Allo studio anche l'emissione di obbligazioni su progetti da parte della Banca europea degli investimenti (Bei). E mentre l'auto sfreccia verso Rieti, Tajani chiede aggiornamenti al suo ufficio della Commissione. «Stiamo pensando di aumentare il capitale della Bei e la sua capacità di finanziamento dei progetti, la costituzione di un fondo di investimento in azioni per i progetti di infrastrutture e energia e una maggiore partecipazione del settore privato al finanziamento dei progetti». Tajani parla dell'ipotesi di emissione di project bond finalizzati a «incanalare gli investimenti dei fondi pensionistici e dei fondi sovrani verso i grandi progetti di infrastrutture. Ci sarebbero nuove fonti di finanziamento senza appesantire i bilanci nazionali e senza mettere a rischio il patto di stabilità». Tajani parla anche dei progetti sulla sua scrivania. A cominciare dall'intenzione di accelerare la riforma del controllo del traffico aereo. Un unico cielo europeo? «Proprio così. Vogliamo risistemare lo spazio aereo, riducendo le rotte e con l'obiettivo di creare un unico sistema di controllo dei cieli. Questo consentirebbe di diminuire i costi dei voli e l'inquinamento». E il Pdl come si inserisce nello scenario europeo che la crisi ha reso più coeso? «Il nuovo partito del centrodestra è agganciato al Ppe e quindi ha in se una spinta europeista. La prospettiva è il bipartitismo e anche la soglia di sbarramento per le elezioni europee va in questa direzione». La crisi del Pd? «Difficile mettere insieme ex democristiani e ex comunisti». Ma anche il Pdl i suoi problemini ce li ha, o no, basta guardare ai timori di An per esempio? E qui sorride ironico. «È fisiologico che nel momento in cui nasce una grande aggregazione ci siano delle resistenze e delle preoccupazioni ma sono stati gli elettori a dare un'indicazione concreta e a dire che Berlusconi è il leader». Insomma tutto bene con An? «Ma sì, tutto bene».