Il ministro Tremonti, il governatore e la crisi
Perché, è un Tremonti gelido a ricordarcelo, dalla Banca d'Italia non è venuta alcuna segnalazione di criticità a proposito della situazione delle banche italiane. E allora di fronte a questa apparente tranquillità non si capisce perché ora il governatore "apra" ai Tremonti bond (cioè a quegli strumenti pensati per rafforzare il capitale delle banche in modo da impedire la riduzione dei finanziamenti alle imprese). E non finisce qui, perché Tremonti demolisce anche l'ultimo bastione del ruolo attivo del governatore e della struttura tecnica della Banca d'Italia: quello di partecipante a sedi decisionali economiche internazionali. Va ricordato, infatti, che il maggiore contributo della banche centrali alla regolazione del settore finanziario si chiama accordo di "Basilea 2". In quell'accordo ci sono anche i riferimenti per gli standard contabili delle banche e delle aziende che chiedono accesso al credito. In pratica si definisce cosa ci deve essere scritto nei bilanci e come si devono considerare le varie poste. Quell'accordo, a parere di Tremonti (espresso ieri, come per voler completare il quadro delle contestazioni alla banca centrale), è semplicemente "suicida" e "sembra scritto da un Bin Laden intenzionato a distruggere il sistema finanziario". Insomma: sia in casa sia in trasferta i banchieri centrali, nella descrizione di Tremonti, non ne indovinano una. L'opinione tremontiana è forte, ma ha anche molti elementi per sembrare credibile. Le crisi fanno male ma hanno anche un'utilità: servono a trasformare sia il sistema produttivo sia le istituzioni. E se uno dei cambiamenti, alla fine di questa crisi, riguardasse proprio la Banca d'Italia? Giuseppe De Filippi