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Franceschini: "Il Cav ha in mente una forma moderna di autoritarismo"

Dario Franceschini

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Così il neo eletto leader del Pd, Dario Franceschini, apre il suo discorso di candidatura alla segreteria del partito, e continua: «D'ora in poi la parola d'ordine è unità». Ma, da chi ascolta il discorso dalla platea, la parola d'ordine che piace di più è quella che Franceschini pronuncia poco dopo contro il premier, Silvio Berlusconi: «Lui ha in mente una forma moderna di autoritarismo, non vuole governare il Paese ma vuole diventare padrone d'Italia e vede come un ingombro il Parlamento, il presidente della Repubblica, ogni opposizione». Affermazioni che si potevano prevedere. D'altronde, l'antiberlusconismo gratifica sempre. Poi incalza e lancia un monito: «Chi crede di poter manovrare i fili, sappia che io non ho padrini né protettori». Certo, tra i suoi riferimenti, indica innanzitutto Walter Veltroni - a cui rende il tributo di aver capito che serviva una scossa - l'Ulivo di Romano Prodi, la Costituzione e la laicità dello Stato. Ma niente emozioni volte a conquistare i voti del partito, bensì solo «franchezza», un richiamo alla responsabilità e a rimboccarsi le maniche, come ha fatto lui: «Volevo rifiutare ma sarebbe sembrata una fuga. Ma il mio lavoro finisce ad ottobre». Quindi parla alle alleanze: «Bisogna costruirle per vincere», guardando all'Udc ma anche ai vecchi alleati come la sinistra. Poi, la collocazione europea: «Il Pd non entrerà mai nel Pse, ma non potrà prescindere dai socialisti europei». Insomma, un chiaro esempio di quello che si definisce «un colpo alla botte e uno al cerchio» di democristiana memoria. Infine, il testamento biologico: un no secco al testo della maggioranza, «non è accettabile che si imponga ad una persona contro la sua volontà la nutrizione e l'idratazione». Ma «rispetterò e difenderò chi nel Pd non si riconosce in questa scelta», perché il principio ispiratore è «l'inviolabilità della laicità dello Stato». Ma la «standing ovation» arriva solo a conclusione del suo discorso: «Se mi eleggerete segretario domani sarò a Ferrara perché la Padania non esiste ma esiste la Pianura Padana che è una terra di antifascismo. E lì chiederò a mio padre che ha 87 anni ed è un partigiano di portare la Costituzione e le giurerò fedeltà». Intanto il neo segretario appena lasciata la fiera di Roma si è recato a casa di Veltroni e subito dopo ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Carissimo Presidente, il mio primo pensiero è rivolto all'alta magistratura repubblicana da lei così mirabilmente rappresentata». E Berlusconi? Come reagisce? «Non faccio commenti, non sarebbe elegante» ironizza il premier, ma non risparmia una battuta ai giornalisti che insistono sull'ottavo competitore del centrosinistra: «Non è l'ottavo, è il nono. L'ottavo era Soru, che era il leader in pectore».  

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