Letta e Rutelli adesso corteggiano l'Udc
Ecco quindi che il terzo incomodo, da sempre contrario ad un sistema bipartitico, torna alla ribalta e diventa l'ago della bilancia politica. Così da una parte c'è il Pdl. Quel partito nel quale Pier Ferdinando Casini non ha mai voluto entrare ma che puntualmente cerca come alleato nelle varie competizioni elettorali locali. Dall'altra invece il Pd che vede nel partito centrista l'àncora di salvezza per poter tornare a vincere. «Io penso che senza l'alleanza con l'Udc - ha detto Enrico Letta - non andiamo da nessuna parte. Ricordo: Friuli, Sardegna, Abruzzo, Trentino, sono le quattro regioni in cui si è votato dalle elezioni di aprile a oggi. In tre il Pd ha perso e in una ha vinto. Nell'unica in cui si è vinto, il Trentino, eravano alleati con l'Udc». Dichiarazioni quelle rilasciate da Letta durante il dibattito aperto ieri a Todi, organizzato dalla Fondazione Liberal, che ha non solo hanno scatenato il dibattito ma hanno analizzato l'attuale scenario politico italiano: «Le ultime elezioni sono state decise dall'elettorato moderato che ha optato in favore di Berlusconi. Dobbiamo porci l'obiettivo di convincere quell'elettorato creando delle convergenze per il bene del paese». Un discorso talmente deciso che sembra essere quello di un segretario di partito e infatti, poco dopo, annuncia: «Noi oggi, con le dimissioni di Veltroni, chiudiamo 15 anni di storia politica. Sono già candidato alla segreteria in alternativa a Veltroni; sul fallimento del progetto che ha portato al risultato di Veltroni bisogna dire che forse le idee che avevo portato avanti nelle primarie del 14 ottobre proprio in alternativa a lui, erano idee forti e le porterò avanti ancora». Ma non solo Letta stende la mano verso l'Udc, infatti, a partecipare al seminario Liberi e Forti, c'è anche Francesco Rutelli che rilancia per il Pd le alleanze di nuovo conio privilegiando l'asse tra i democratici e i centristi. «La mia idea — spiega Rutelli — è che si apra lo spazio di alleanze coerenti». Il disegno sembra quindi quello di una nuova alleanza per il Pd che lasci da parte l'Idv e scelga appunto l'Udc. Rutelli non lo dice esplicitamente, ma lo lascia intendere: «Se leggo questo testo e penso alle elezioni politiche che si sono tenute meno di un anno fa e lo metto a confronto con i testi e le posizioni politiche di quello che era stato l'unico alleato del Pd non credo che si possa dire che quelle posizioni siano più vicine e queste più lontane, piuttosto è vero il contrario». L'Udc ora quindi si trova di fronte ad un bivio. Mantenere una sorta di avvicinamento con il Pdl che si può definire «l'alleato naturale» sia per gli anni trascorsi al governo assieme che per l'inclinazione del suo elettorato, o rispondere al corteggiamento del Pd che però ha al suo interno un gruppo dirigente talmente eterogeneo da non garantire una linea politica condivisa? Un problema, questo, sollevato dallo stesso segretario del'Udc, Lorenzo Cesa: «Il Pd deve dirci se sta con la Cgil in piazza o con la Cisl nella concertazione? In politica estera sta con Hamas o con Israele? È per la difesa della vita o con i Radicali per l'eutanasia leggera? Sulla giustizia è con Di pietro o con Violante? Queste divergenze sono molto serie e richiedono chiarezza di risposte. Altrimenti non si va lontano». Intanto oggi il convegno continua. Chissà che prima di sera non arrivi qualche risposta a tutte queste domande.