L'Amministrazione Bush, che con buone e cattive aveva ...
Ora, con la politica della mano tesa, gli Usa stanno tentando quel contatto diretto che Teheran asserisce di aver sempre auspicato. A questo punto, se un'azione militare tout court non sembra praticabile senza ulteriori disastri e un «regime change» potrebbe compattare popolo e clero anche laddove sono divisi, non resta che provare a utilizzare una via diplomatica forte. Ovvero, in cambio di qualche rinuncia, far leva con entrambi sul problema economico. Per quanto riguarda la Corea del Nord, dopo le atrocità risultate dal Rapporto Tindemans - due o più milioni di morti negli ultimi quattro anni per carestia - e le recenti asserzioni di Kim Jong-il sul rilancio nucleare e missilistico, da Tokio Hillary ha già agitato il bastone, considerando lo sviluppo di missili a lungo raggio atto grave di minaccia alla sicurezza di tutta la comunità internazionale. Tra i ranghi di Obama si fa oggi largo il pensiero che una politica possibilista degli Stati Uniti potrebbe dare dei frutti. Con un dittatore coreano che sembrerebbe avviato alle ultime battute e un Ahmadinejad cui le ormai prossime elezioni potrebbero non confermare il potere, il momento sembrerebbe oltremodo propizio. Vale la pena tentare. Mario Arpino