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"Situazione difficile ma c'è la via d'uscita"

Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale dell'Ocse

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L'Ocse ha previsto che molti fra i 30 paesi che lo compongono «si trovano, o stanno per trovarsi, in una recessione durevole e con un'intensità che non si vedeva dall'inizio degli anni 80». Non pensa che ci sia un eccesso di pessimismo che non aiuta affatto l'economia e non stimola la ripresa dei consumi? «Invece di tacciare di pessimismo le valutazioni degli tistituti internazionali bisognerebbe guardare a quello che stanno facendo i governi dei Paesi europei. Mi sembra che c'è uno sforzo generalizzato ad affrontare l'emergenza con il piede giusto e in uno spirito di concertazione. Tutti sono consapevoli che non si esce dal tunnel con iniziative singole ma occorre un piano condiviso». L'Italia si sta muovendo nella direzione giusta per affrontare la crisi? «L'Italia ha a che fare con un alto debito pubblico che ostacola le azioni di politica economica. Non si può agire sulla leva fiscale per far ripartire i consumi». E allora quale è la strada oltre agli interventi per far fronte all'emergenza? «C'è un problema di spesa pubblica da risolvere. Nel senso che va rimodulata. Uno dei nodi da affrontare è la sostenibilità del sistema previdenziale. L'Ocse ha più volte sollecitato un innalzamento dell'età pensionabile. Al tempo stesso vanno destinate maggiori risorse agli ammortizzatori sociali. La crisi avrà a breve un impatto sul piano sociale quando le fabbriche faranno un massicio ricorso alla cassa integrazione». Si è creato un asse Sarkozy-Merkel su come affrontare la crisi a livello europeo lasciando l'Italia ai margini delle decisioni? «No, non vedo nessun asse. Anzi c'è il tentativo di mettere a punto un piano di intervento coordinato. Non ci possono essere iniziative singole che sarebero del tutto inefficaci e metterebbero in moto meccanismi di protezionismo dannosi per la concorrenza».

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