Il dopo-Veltroni
Laddove, all'articolo 3 comma 2, si legge: «Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l'Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell'Assemblea stessa». Partirà probabilmente da qui, stamattina, la discussione del coordinamento del Pd convocato per le 8.30. Una riunione che ha l'obiettivo, non certo facile, di tracciare la rotta dei prossimi mesi. Sul tavolo diverse ipotesi anche se la più accreditata sembra essere quella che vede Dario Franceschini investito del ruolo «reggente» fino al congresso. Anche se il vicesegretario non avrebbe ancora dato la propria disponibilità a gestire il periodo probabilmente più difficile dalla nascita del Pd. Il principale nodo da sciogliere, infatti, è quello della gestione unitaria. Finora, infatti, Walter Veltroni ha rappresentato, pur tra i malumori, tutte le anime del partito. Con la sua precoce ritirata, però, il tappo è saltato e c'è già chi teme il regolamento di conti tra ex Dl ed ex Ds. «Walter era l'unica sintesi possibile per il progetto di Pd che abbiamo in mente - spiega Ermete Realacci uno degli uomini più vicini al segretario - per questo ottenne un consenso così ampio alle primarie». Ora, quindi, i rischi di un ritorno al passato, seppur smentiti da tutti, sono più concreti che mai. Non è un segreto, infatti, che gli elettori legati ai Ds siano fortemente delusi dalla strada imboccata del Pd. Delusione che ha sicuramente influito sulla decisione di Pier Luigi Bersani di accelerare la propria candidatura. Così come, da tempo, Francesco Rutelli e i suoi, denunciando la perdita di consensi moderati, paventano la possibilità di una «scissione» che li avvicini all'Udc di Pier Ferdinando Casini. A confermare questo scenario è Rosy Bindi che, nel corso della trasmissione Otto e mezzo, ammette: «C'è il rischio che si torni a un partito di sinistra che ingloba Vendola e uno di centro che va insieme a Casini. Ed è quello che mi preoccupa di più». Certo, anche se il Pd dovesse ritrovarsi unito e compatto, la strada è tutt'altro che in discesa. Anzitutto c'è la possibilità che si apra una vera e propria competizione per la leadership. Dopotutto, già nei giorni scorsi Enzo Carra, commentando la discesa in campo di Bersani, aveva chiesto una candidatura di area ex Ppi. Ci sono poi gli amministratori locali che in questi mesi hanno duramente criticato il progetto e che ora potrebbero decidere di proporsi come soluzione (lo stesso Renato Soru, con le mani libere, potrebbe rientrare in gioco). Il tutto senza dimenticare la voglia di nuovismo che, dopo la vittoria di Matteo Renzi alle primarie di Firenze, sembra essere riesplosa al Nazareno. Il puzzle, insomma, è piuttosto complesso. Anche perché i veltroniani doc come Goffredo Bettini sembrano più che mai convinti che l'unica soluzione possibile sia quella di anticipare il congresso. Ipotesi che in molti, però, considerano assolutamente impraticabile. Di questo e di altro discuterà stamattina il coordinamento del Pd. Veltroni non ci sarà. Ad altri il compito di cercare una difficile mediazione.