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Gasparri: "La crisi del Pd sarà lunga, Veltroni andrà in Africa?"

Maurizio Gasparri

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«Ovvio, della partita di domenica scorsa», incalza gongolante il capogruppo del Pdl. Risposta: «Certo, il Manchester sta andando benissimo». Piccola gag tra i due senatori, ma l'allusione al segretario del Pd è evidente. «Del resto il tasso di gradimento di Veltroni nel Pdl è basso ma nel Pd è inferiore». Come fa a saperlo? «Mi creda, è una cosa appurata». Lei però ieri mattina aveva auspicato che Veltroni rimanesse... «Ovvio che la mia era solo una battuta. Sono contento del loro fallimento politico e ne auspico il tracollo. La loro cattiveria merita la sconfitta». Ora è lei però ad essere cattivo.   «Con loro non si può essere diversi. Sono la parodia di una tragedia greca». Come andrà a finire? «Di certo la loro crisi non sarà breve. Anzi, sarà un lutto lungo. Detto questo...». Detto questo...? «Mi chiedo: ma il biglietto che Veltroni ha fatto per l'Africa è "open"? Non è più partito. E tra l'altro, aveva detto che sarebbe partito per il continente africano ma poi ha comprato casa a New York, c'è qualcosa che non torna». Senatore, dica la verità, anche lei non si aspettava questa vittoria in Sardegna, vero? «Chi l'ha detto? Forse nelle dimensioni. Ma sulla vittoria ero abbastanza sicuro. Ieri (lunedì ndr), dopo il sondaggio di Crespi che dava la vittoria a Soru, ho subito telefonato ai dirigenti sardi del partito». E cosa le hanno detto? «Che la sconfitta di Cappellacci non era ipotizzabile. E infatti...» L'Udc, in questo risultato, ha avuto un importante contributo. A questo punto, porte aperte al partito di via Due Macelli? «L'Udc, finora ha attuato una politica un po' variabile, con alleanze diverse a seconda della regione. Mi auguro che ora per loro arrivi il momento della convinzione. Non vogliamo che entrino nel Pdl, anche perché il partito già c'è e le elezioni politiche sono lontane. Si può però elaborare una collaborazione con loro, per esempio per le prossime amministrative». Udc no, Mastella sì. «Su Mastella ho già detto ampiamente cosa penso. E cioè che deve uscire subito, familiari compresi, dal sostegno di qualsiasi giunta regionale e locale di cui faccia parte l'Udeur. La politica esige chiarezza». Con Fini come va? «Bene». Un po' poco. Vi siete sentiti? «No. Ci siamo incontrati qualche giorno fa ad un convegno, ci siamo stretti la mano, e presto ci vedremo. detto questo, io ritengo di aver difeso dei principi giusti. Fa bene Fini a difendere i suoi principi, io però difendo i miei». Quindi non è pentito? «E di cosa? Guardi, siamo dirigenti politici, abituati ad esprimere le nostre idee l'un con l'altro. Fini a volte ha preso decisioni da me non condivise e gliel'ho detto apertamente. Ripeto, siamo dirigenti politici e non caporali». Giusto, lei è un colonnello. «Non mi piace quando mi definiscono un colonnello...». Domanda a bruciapelo: Berlusconi o Fini? «Sono amico di entrambi. Berlusconi ha una grande simpatia e quindi è più facile avere un buon rapporto. Fini...è solo un po' più chiuso». Vicenda Englaro. C'è qualcosa che farebbe e che non ha fatto? «Forse polemizzerei di più con i magistrati riguardo questa presunta sentenza. E agirei diversamente sulla tempistica». Anticipando al weekend il dibattito in Aula? «Sì. Ma tanto avrebbero trovato il modo per fare quello che hanno fatto. Ero e resto convinto che quello di Eluana Englaro sia stato un caso di eutanasia».

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