Ora Veltroni teme la bassa affluenza
Si tratta del voto disgiunto e dei disertori: due facce della stessa medaglia, quella che oggi indicherà il nuovo governatore della Sardegna, tra Ugo Cappellacci e Renato Soru. Perché è chiaro a tutti che, pur essendo cinque i candidati, la partita è tra due soli sfidanti, due schieramenti, due realtà. Ed è per questo, che per tutta la giornata di ieri, nei quartier generali romani del Pdl e del Pd c'è stata grande apprensione. Casa Pdl: la questione del "pericolo voto disgiunto" è stata affrontata da Berlusconi e i suoi più volte. Facile immaginare un cittadino, nel silenzio della cabina elettorale, mettere sulla scheda una crocetta su un partito non sbarrando però il candidato dello stesso schieramento ma quello "nemico". Ancora l'altro giorno, prima del comizio di chiusura del premier a Cagliari, il ragionamento che si faceva in casa pidielle era questo: «Tra i due quello più conosciuto è Soru, ma in quanto a coalizione il Pdl supera nettamente il Pd». Il pericolo voto disgiunto dunque esiste. Berlusconi, mettendoci la faccia, il nome e l'impegno diretto sul territorio, ha cercato in quasi due mesi di campagna elettorale di scongiurare questo rischio. Presentando a tutti Ugo Cappellacci, «il modello di candidato che utilizzeremo per tutte le amministrative», «l'anti Soru» che farà tanto per la Sardegna; giocando molto anche sulla «stanchezza dei sardi nei confronti di Patron Tiscali, che tanto ha pensato a sè e così poco alla sua gente». Casa Pd: i disertori. Altro aspetto clou di questa partita. Una eventuale bassa affluenza, infatti, non agevola il partito di Veltroni, anzi, andrebbe tutta a vantaggio degli avversari. I dirigenti del Pd, a cominciare da Enrico Letta, hanno già cominciato a dire, in modo quasi scaramantico, che «il risultato della Sardegna non avrà nessuna ripercussione nazionale». In verità, in via del Nazareno c'è parecchia agitazione: una sconfitta inciderebbe notevolmente sul futuro del partito. Intanto ieri, le operazioni di voto sono state tranquille in tutta la regione (qualche difficoltà nel centro Sardegna per neve e ghiaccio), con una affluenza ai seggi che alle 22 è stata del 44,93%. Il candidato del centrodestra ha battuto tutti sul tempo: alle 9:30 ha espresso il suo voto a Cagliari. Lo sfidante si è invece presentato al seggio di Sanluri, il suo paese natale alle porte del capoluogo, poco dopo le 13 e ha poi trascorso la domenica in campagna con amici e parenti. Mattinata di voto anche per i due candidati "solitari" alla presidenza: Gavino Sale, leader indipendentista di Irs, e Peppino Balia, candidato dei Socialisti. L'ultimo a votare, stamattina a Cagliari, sarà Gianfranco Sollai, di Unidade indipendentista. Alle 15 di oggi, stop al voto con lo spoglio che comincerà subito dopo. Dall'Isola il premier da una parte e Veltroni dall'altra, si aspettano un segnale sulla loro leadership e da qui calibreranno le mosse dei prossimi mesi: il Cavaliere nel processo di fusione del Pdl, il segretario dei Democratici nella difficile scelta delle alleanze. Entrambi con il pensiero già rivolto alle Europee di giugno e al rinnovo di importanti amministrazioni locali. Intanto, le elezioni regionali sarde stanno calamitando l'attenzione di numerosi osservatori internazionali: non sono poche le testate estere (fra cui "Le Monde") che si sono accreditate per seguire lo spoglio nella sala stampa allestita nel palazzo della Regione a Cagliari.