Elezioni in Sardegna, partita doppia
In lungo e in largo, dalle città principali ai paesini della barbagia, dalle nuraghe ai palazzetti dello sport, Berlusconi è sbarcato ben cinque volte in terra sarda in meno di due mesi. Appare evidente a tutti, quindi, che la partita delle regionali in Sardegna ha un peso specifico ben oltre il risultato delle elezioni in sè, un valore politico che dal cuore della Sardegna si riflette dritto dritto nei Palazzi romani. Questo il presidente del Consiglio lo sa bene. Ecco perché si è impegnato sin dall'inizio in prima persona, adottando per la sfida contro Renato Soru il "modello Abruzzo", quello che nello scorso dicembre ha portato il Pdl a vincere le regionali abruzzesi. Non a caso Berlusconi, conversando con alcuni giornalisti a palazzo Grazioli e annunciando il candidato scelto per la sfida sarda, diceva: «Cappellacci sarà il Gianni Chiodi sardo». La strategia adottata per tutta la campagna elettorale in Sardegna (e prima ancora in Abruzzo) è una sorta di piano Marshall del Cavaliere, con pochi punti da seguire, ma fondamentali e soprattutto, in linea con lo stile del premier. Innanzitutto la scelta del candidato: possibilmente giovane, volenteroso, con la faccia da bravo ragazzo, e proveniente dalle fila locali del partito. Poi la sua partecipazione alla campagna elettorale: assidua, costante, a contatto diretto con i cittadini e i dirigenti locali del Pdl. L'avversario: l'attacco - in questo caso a Soru - avviene passando dalle stoccate personali («un fallito in tutto», «ha messo la Sardegna in una gabbia, ha imprigionato l'isola e ha provocato l'impoverimento dei sardi) fino a presentare i punti di rilancio della Sardegna, contenuti nel programma elettorale di Cappellacci. Nell'ultimo comizio, quello di chiusura a Cagliari, il premier ha puntato tutto infatti sui vantaggi per i sardi di avere a Roma un governo amico, elencando una serie di opere pubbliche «finanziabili già ora». Per esempio, la quarta corsia della Olbia-Sassari, o i lavori per il prolungamento della pista dello scalo Olbia-Costa Smeralda. Nel ragionamento del Cavaliere, il "piano Marshall" per le corse elettorali, (ancora per certi aspetti in via di perfezionamento), verrà utilizzato per tutte le prossime sfide. «Cappellacci è il tipo di candidato che abbiamo deciso di cercare per tutte le elezioni amministrative», spiega il capo del governo. «Non è un politico di professione, ma un commercialista», ricorda, anche se ha già «maturato una certa esperienza in politica come assessore e come coordinatore di Forza Italia a Cagliari. Sono assolutamente sicuro che ce la facciamo e mi impegnerò personalmente nella campagna elettorale come ho fatto in Abruzzo». Su quale sarà il risultato finale della sfida sarda, c'è ancora molta incertezza. Venerdì, gli ultimi sondaggi che circolavano in area Pdl, davano un testa a testa tra i due candidati, con la coalizione di Berlusconi in vantaggio su quella di Veltroni di circa 6-7 punti. Vedremo. Quello che appare però certo è che l'esito di queste elezioni hanno per il Pdl, ma soprattutto per Berlusconi una valenza nazionale. E questo per un doppio aspetto. Da una parte il Pd: il premier sa che sconfiggere il tandem Veltroni-Soru implica non solo consensi e fiducia sul territorio nazionale, ma, inevitabilmente, avrà ripercussioni nelle sfide elettorali di città come Bologna e Firenze, nei prossimi mesi alle urne per le amministrazioni locali, e città storicamente in mano alla sinistra. Dall'altra il Pdl: quando si è trattato di scegliere il candidato per la sfida sarda, a Palazzo Grazioli le riunioni sono state tante, gli input dai vertici Fi-An numerosi. I primi spingevano sul sindaco di Cagliari Emilio Floris, e i secondi sul senatore di via della Scrofa Mariano De Logu. Ma alla fine, il Cavaliere ha scelto da solo, puntando tutto su Ugo Cappellacci con la coalizione che accetta obtorto collo. Quindi, in un momento come questo, con una maggioranza che naviga in acque agitate, con la nascita effettiva del Pdl alle porte, e a fronte anche dei recenti attriti con Gianfranco Fini, una eventuale sconfitta di Cappellacci comporterebbe per il premier sicuramente qualche problema interno. Ecco perché sin dall'inizio il premier, sulla strategia da attuare per sfidare Soru, era stato chiaro, chiamando all'appello molti big del governo, e spendendosi in prima persona come mai prima. «Berlusconi ha capito che per vincere ci deve mettere la faccia - confida un autorevole esponente del Pdl sardo -. Quando non l'ha fatto, penso al Veneto, abbiamo perso. Quando invece lo fa, non ce n'è davvero per nessuno». In effetti, ogni volta che il premier ha tenuto comizi, o ha fatto incontri pubblici, i riflettori sono stati tutti per lui. Tanto che, dal Pd qualcuno ha chiesto: «Ma chi è il vero rivale di Soru, Berlusconi o Cappellacci?», volendo sminuire il valore dello sfidante Pdl. Pronta la replica del premier: «L'anti Soru di Soru è anzitutto Soru stesso con il suo percorso fallimentare sia nella gestione delle sue aziende sia sul piano del governo della regione con il bilancio disastroso per i continui litigi con la sua maggioranza, litigi che lo hanno costretto alla farsa delle dimissioni anticipate». Detto questo, oggi e domani si sceglie il governo della Sardegna, o meglio, «si decide il futuro della Sardegna. Si sceglie - dice Berlusconi a Cagliari venerdì scorso - se tenere la nostra isola chiusa, segregata e senza futuro o aprirla a nuovi orizzonti, a nuove opportunità di sviluppo e di occupazione. Per me, voglio ripeterlo, l'unica vera sfida è quella di contribuire alla soluzione dei problemi della Sardegna. È l'unico traguardo che mi interessa». E a Soru che lancia l'affondo finale accusando il Cavaliere di «essere solo un colonizzatore» della Sardegna, lui replica senza peli sulla lingua: «Ricordo a Soru che ho la cittadinanza onoraria del Comune di Olbia». E comunque, «queste cose sono indice di cosa pensa lui della Sardegna. Io non colonizzo la mia patria, Soru pensa che la Sardegna sia lontana dalla madre patria, l'esatto contrario di quello che penso io».