E i Grandi lanciano la loro battaglia contro il protezionismo
Il G7 a presidenza italiana, che ha riunito a Roma i ministri delle Finanze e i banchieri centrali delle sette potenze industriali segnando il debutto internazionale del segretario del Tesoro statunitense Tim Geithner, si è svolto all'insegna di un «impegno fortissimo - come ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - su nuove regole per un nuovo ordine economico» globale. Ecco, Paese per Paese e istituzione per istituzione, i punti più importanti portati al G7, in vista del G20 di Londra del 2 aprile: qui il Financial Stability Forum, forte del riconoscimento di un ruolo crescente nel combattere la crisi su scala globale, porterà la sua ricetta, imperniata - ha spiegato Draghi - su tre punti: «più capitali, più riserve e standard più rigorosi». Fmi. L'appuntamento romano è avvenuto all'indomani del crollo della crescita di Eurolandia: nel pieno della crisi, il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ha detto di aspettarsi una «seconda ondata» di Paesi che chiederanno aiuti finanziari al Fmi. Pieno sostegno al piano di Tremonti per un «legal standard» che introduce principi comuni di trasparenza anche dal segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria. Usa. «Bisogna lavorare insieme e tutti i Paesi devono impegnarsi per il libero commercio»: non potrebbe essere più netto il contrasto fra Geithner - l'uomo scelto dal presidente Obama per uscire dalla peggiore crisi economica dopo il 1929 - e i suoi predecessori dell'era Bush, rappresentanti di una Washington che non si era mai voluta legare le mani con i partner internazionali. Ue. Dopo tanti impegni, il banco di prova per la messa in pratica potrà essere l'appuntamento allargato del G20, quando - come ha spiegato il commissario europeo agli Affari economici Joaquin Almunia - sarà indispensabile raggiungere «risultati concreti». Gran Bretagna. «Credo che gli Usa siano molto consapevoli dei loro obblighi verso il mondo», ha spiegato il cancelliere dello Scacchiere inglese Alistair Darling. Che, dal canto suo, ha offerto una inedita disponibilità di Londra a dare un ruolo maggiore alle istituzioni finanziarie internazionali e al Financial Stabililty Forum guidato da Draghi.