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Il Partito della Libertà è un progetto storico che si sta ...

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Questa nuova forza politica nasce innanzitutto da un partito che fino a 12 anni fa neppure esisteva, cioè Forza Italia, un movimento a proposito del quale molti commentatori ed esponenti politici parlavano di un fenomeno transeunte, destinato cioè a scomparire, legato com'era al suo fondatore. La storia di questi anni, invece, ha dimostrato la vitalità di un movimento popolare di massa, capace di radicarsi nel territorio e di selezionare in pochi anni una classe politica rappresentativa, autorevole, competente e onesta. Il Partito della Libertà nasce anche da una forza politica, Alleanza Nazionale, che può vantare, diversamente da Forza Italia, una lunga storia, in gran parte trascorsa all'opposizione, e che, bisogna riconoscerlo, per merito innanzitutto di Gianfranco Fini ha compiuto a suo modo un autentico processo di cambiamento e di rinnovamento tale da potersi presentare oggi con le carte in regole all'approdo della confluenza nel Partito della libertà e nella grande famiglia europea del popolarismo. La nascita del nuovo partito si deve anche al contributo di esponenti politici rappresentanti di formazioni politiche minori ma significative dal punto di vista politico, come quella di Rotondi e di Giovanardi, espressioni della storia del cattolicesimo democratico. L'artefice di questo complesso progetto politico ha un nome: Silvio Berlusconi. È difficile sostenere che Silvio Berlusconi non sia un vero leader politico, dotato di intuito e al tempo stesso di coraggio. Senza queste due doti, sia la nascita di Forza Italia sia la fondazione del Partito della Libertà non sarebbero stati neppure immaginabili. Il nuovo partito che vede la luce è destinato a restare uno dei due pilastri di quella democrazia normale dell'alternanza che tutti auspicano e che sarebbe già una realtà se la sinistra avesse portato a compimento con coerenza e coraggio il suo processo di rinnovamento. Ma quali caratteristiche avrà il Pdl? Quali sono i suoi valori di riferimento? Quale sarà la sua classe dirigente? A questi interrogativi risponderà in parte il prossimo congresso di fondazione che si terrà il prossimo 27 marzo. Quel che si può dire fin da ora è che il nuovo partito può presentare una classe dirigente che può essere paragonata a quella che l'Italia ha avuto nell'immediato dopoguerra, e che era la risultante degli esponenti di tutte le forze politiche: dal Partito Comunista alla Democrazia Cristiana. Anche oggi come allora si tratta di una classe dirigente che unisce in sé professionalità maturate nell'ambito universitario o dell'alta burocrazia statale con una ormai provata esperienza di carattere politico. Frattini, Tremonti, Brunetta, Sacconi, Pera e Quagliariello, per fare un esempio, costituiscono il nucleo di una classe politica che può essere accostata a quella del dopoguerra, temprata dall'esperienza dell'antifascismo, formata da uomini come Fanfani, Moro, La Malfa, Einaudi e Malagodi. Intorno a questo nucleo, poi, si possono aggiungere i nomi dei presidenti dei due rami del Parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani che, pur rappresentando storie e percorsi diversi, possiedono entrambi doti politiche e istituzionali non comuni, indispensabili per governare un Paese come l'Italia. Inoltre, sempre per sottolineare la ricchezza dell'attuale classe dirigente del nuovo partito, non si possono dimenticare quei giovani che hanno assunto, con questo governo, responsabilità ministeriali importanti, dimostrando di esercitarle con autorevolezza, sapienza e determinazione. Mi riferisco, in particolare, al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, al ministro dell'istruzione e dell'università, Mariastella Gelmini, al ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, al ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna, al ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo e al ministro delle politiche giovanili, Meloni. Questa classe politica è arricchita dall'apporto di uomini politici come Fabrizio Cicchitto, Italo Bocchino, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, i quali hanno prefigurato nella conduzione dei gruppi parlamentari l'unità del nuovo partito. Infine, si devono ricordare tutti coloro che, come Claudio Scajola e Altero Matteoli, hanno sempre lavorato all'interno dei rispettivi partiti per favorire il raggiungimento del risultato storico della nascita di nuovo partito degli elettori moderati italiani. Questo quadro delinea la presenza di personalità con diverse sensibilità, provenienti da diverse tradizioni e storie politiche, ma tutte concorrono a formare una classe dirigente della quale l'Italia ha bisogno. Anzi direi che una certa pluralità di posizioni e di accenti non solo arricchisce e rende più forte la proposta politica di un partito politico, come dimostra la storia della Democrazia Cristiana, ma soprattutto costringe a quel confronto e a quella capacità di ascolto che costituisce un ingrediente fondamentale per la formazione di un gruppo dirigente coeso e affiatato. Anche di questo il Presidente Silvio Berlusconi deve essere considerato l'artefice. E di questo risultato può andare giustamente orgoglioso.

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