Patto con le Regioni

Il braccio di ferro tra stato centrale ed enti locali è durato in realtà alcune settimane. Le regioni infatti avevano posto una serie di paletti al cambio di utilizzo senza condizioni. Ieri lo sblocco dell'impasse grazie a quello che Berlusconi ha definito il «grande senso di responsabilità delle Regioni», alla «capacità politica», lodata dal ministro dell'Economia, del ministro Fitto, e alla «collaborazione, in particolar modo di Errani il presidente della Conferenza Stato-Regioni» «Non è la riforma degli ammortizzatori sociali, ma forse qualcosa di più», azzarda il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale «soprattutto è una soluzione tempestivamente efficace: siamo immediatamente operativi su una platea ampia di lavoratori, nella speranza di poter dire, alla fine, che questi fondi non saranno serviti». Il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, ha apprezzato l'intesa e chiede ora di «andare avanti», di fornire sostegno alle imprese e di convocare un nuovo tavolo con le parti sociali. La Uil definisce l'accordo «un passo avanti», ma chiede di «non perdere altro tempo», e anche la Cisl apprezza l'intesa che consentirà, ricorda, il sostegno al reddito anche dei lavoratori temporanei, a progetto, somministrati, apprendisti e dipendenti delle piccole aziende. Per Errani «questo accordo mette finalmente un punto fermo nelle politiche pubbliche anti-crisi». Nel dettaglio l'accordo prevede che gli otto miliardi di euro (5,35 miliardi da parte dello Stato e 2,65 a valere sui programmi regionali del Fondo sociale europeo) nel biennio 2009-2010 saranno impegnati per gli ammortizzatori in deroga, vale a dire per tutto quello che esula dalla cassa integrazione ordinaria destinata alle grandi imprese. In particolare i fondi sosterranno le imprese con meno di 15 dipendenti in sofferenza e altre figure attualmente non coperte dalle indennità come i precari. L'obiettivo sarà comunque quello di salvaguardare la base produttiva e il contatto dei lavoratori e quindi, ha promesso Sacconi, «niente tiraggio automatico della Cig, ma un'attenta analisi dei casi, molta riqualificazione, e priorità a soluzioni come settimana corta o contratti di solidarietà». Il patto firmato da governo e regioni - spiega inoltre l'intesa - rappresenta uno sforzo «eccezionale» per affrontare la crisi, ma non è una riforma e, tanto meno, una «devoluzione». Così nel testo firmato dalle regioni c'è in sostanza scritto che questa sarà l'ultima volta: qualora le esigenze superino le risorse accertate, il governo dovrà intervenire «con risorse proprie e senza oneri per i bilanci regionali, inclusi i fondi comunitari». Non solo, il governo si impegna con le Regioni ad approvare al Cipe (Comitato per la programmazione economica) entro 15 giorni, la ripartizione di 27 miliardi dei Fondi per le aree sottoutilizzate. Sempre le regioni poi, in cambio della rinuncia alle risorse hanno ottenuto la possibilità di escludere dal Patto di stabilità interno le spese connesse agli investimenti fatti dalle Regioni con fondi comunitari nel 2008. L'accordo raggiunto è in ogni caso subordinato al via libera da parte dell'Unione Europea che dovrebbe esprimere il suo parere nel giro di un paio di settimane. Intanto la crisi morde e l'Italia, come del resto gli altri Paesi, chiude l'ultimo trimestre dello scorso anno con cali netti della «ricchezza» prodotta (-2,6% rispetto all'ultimo trimestre 2007, dice l'Istat, e -1,8% sui tre mesi precedenti del 2008). Un risultato quello della crescita italiana (il -0,9% annuale) che è uguale a quello registrato nel 1993, cioè il peggiore degli ultimi 15 anni.