La strana giornata del compagno D.
E lui: «Ma le sembra? Guardi quante mani sto stringendo e quanto affetto sto ricevendo. Forse questa affermazione l'ha sentita solo lei». Una risposta, però, non supportata dai fatti. Infatti proprio mentre pronuncia le ultime parole un manifestante gli urla «Vergogna» e sempre la ragazza dal microfono canticchia: «Veltroni e D'Alema, svegliatevi. Non ci serve un'opposizione senza coglioni!». A quel punto, tolto ogni dubbio, bisogna battere in ritirata: «Senta, a fine manifestazione, faccia un bilancio. Vedrà che saranno più i miei supporter degli oppositori». Così l'astuto D'Alema, con tanto di sciarpettina 100% cashmere al collo, se ne è uscito dall'empasse. Anche perchè nemmeno le critiche più efferate lo avrebbero allontanato dalla manifestazione. Era fondamentale far sentire la sua vicinanza alla Cgil, soprattutto sapendo che il leader del Pd, Veltroni, non lo avrebbe fatto. Ma questo è solo un momento all'interno di una lunga mattinata iniziata alle nove di ieri mattina a piazza della Repubblica con l'ammassamento per dar vita al corteo organizzato dalla Fiom e dalla Funzione pubblica della Cgil. L'aria gelida fa sventolare le innumerevoli bandiere rosse tra le quali si riconoscono, oltre a quelle della Cgil e della Fiom, quelle di Rifondazione Comunista, dei Comunisti italiani, della Sinistra Critica, della Sinistra per il socialismo europero, di Alternativa Comunista e del Partito comunista dei Lavoratori. Insomma di tutti quei partitini nati dalla diaspora comunista che ancora oggi, nonostante tutti stiano promuovendo l'unità, se ne guardano bene dal realizzarla. Uno striscione, appeso alle inferiate dei giardini adiacenti alla piazza, tuona: «Via il governo Berlusconi. No a un nuovo centrosinistra. Governino i lavoratori». Firmato Partito comunista dei lavoratori per la quarta internazionale. Un messaggio che introduce perfettamente il tema della giornata. Una manifestazione di lotta contro il governo ma anche di dissenso verso gli esponenti di quel Pd accusato di essere troppo moderato e incapace di fare vera opposizione. Ore 9.40, con qualche minuto di ritardo il corteo inizia a muoversi. A sfilare per un po' c'è anche Fausto Bertinotti. Gli piace farsi fotografare e non si sottrae agli abbracci di compagni e compagne. Dietro di lui un camion allestito con altoparlanti e microfoni da dove risuonano «Bella Ciao» e «Bandiera Rossa», mentre i manifestanti intonano filastrocche: «Berlusconi presidente, non si vergogna di niente, Brunetta fannullone, ci togli la pensione, Sacconi maschilista, fa sempre l'apripista e Maroni il razzista, chiude questa lista». E così a suon di musica e insulti il corteo arriva a piazza San Giovanni per ascoltare il discorso del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. A fine giornata la solita sfida dei numeri: 700.000 mila i partecipanti per gli organizzatori, solo 50.000 per la questura.