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Il Papa: "Andrò in Israele"

Benedetto XVI incontra i presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane

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Tutti coloro che ancora, dopo le polemiche scatenate da alcuni esponenti lefebvriani, chiedevano una presa di posizione inequivocabile da parte della Santa Sede sulla questione dell'Olocausto, adesso sono serviti. Benedetto XVI, in occasione dell'incontro con i rappresentanti delle principali comunità ebraiche americane, pronuncia parole nette e definitive, parole che peraltro non fanno che ricalcare e ribadire convincimenti mille volte espressi nel corso del suo pontificato. Il giudizio della Chiesa, una volta di più, deve essere chiaro a tutti: «L'intera umanità prova profonda vergogna per la selvaggia brutalità nei confronti del vostro popolo - dice Benedetto agli ebrei - e questo terribile capitolo della storia non deve mai essere scordato, così che la memoria rafforzi la nostra determinazione a sanare ferite che troppo a lungo hanno sporcato le relazioni tra cristiani ed ebrei». Tra «i due popoli di fede» l'unico rapporto possibile è insomma quello dell'amicizia, nel completo rifiuto di ogni possibile atteggiamento antisemita. E per rafforzare tale legame il Papa conferma l'annuncio del suo prossimo viaggio in Israele, senza tuttavia specificare la data di questo prossimo incontro nella terra di comune venerazione: «Sto preparando la visita nella Terra Sacra per i cristiani e per gli ebrei», ha spiegato Benedetto. Il mese di maggio appare comunque il momento più favorevole e probabile, con tappe in Giordania, a Gerusalemme, Betlemme e Nazareth; ma le diplomazie sono ancora al lavoro. L'incontro tra le due religioni, d'altra parte, per il Papa è nell'ordine delle cose, poiché un cattolicesimo con connotazioni antigiudaiche e costituisce una vera e propria contraddizione in termini. «I due millenni di storia della relazione tra ebraismo e Chiesa sono passati tra molte fasi diverse, alcune delle quali dolorose da ricordare. Ora che siamo in grado di incontrarci in uno spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere che le difficoltà passate ci impediscano di stringerci la mano dell'amicizia». La Chiesa di Benedetto libera dunque il campo da qualunque fraintendimento e tende la sua mano ai fratelli ebrei, i quali replicano positivamente. I rabbini incontrati dal Papa hanno infatti espresso «sincero apprezzamento» per le parole del Pontefice, auspicando rapporti ancora più forti e invitando a non fermarsi alle incomprensioni generate dalle affermazioni negazioniste di Williamson, ma a guardare avanti. In particolare, per il rabbino Arthur Schneier Benedetto XVI avrebbe segnato una vera demarcazione, per la quale non c'è posto nella Chiesa per chi nega la Shoah: «Nel Palazzo Apostolico abbiamo vissuto un momento speciale, in cui oltre all'opportunità di sentire le parole del Papa, abbiamo anche potuto constatare la sincerità con cui le ha pronunciate». Le tensioni interconfessionali di queste settimane sembrano finalmente essersi risolte in un'occasione di chiarimento dei veri principi della Chiesa e di rinnovato incontro con le Comunità ebraiche.  

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