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"L'economia deve ripartire da libertà e solidarietà"

Scholz

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E chiedono allo stato una detassazione degli utili reinvestiti nelle aziende. Sono gli elementi dell'indagine «Sussidiarietà e piccole e medie imprese» curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, presentata oggi a Roma e che con Il Tempo commenta Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, relatore della presentazione. Che richiesta arriva dal mondo delle imprese? «Le nostre aziende chiedono lo spazio per poter affermare la loro creatività su un mercato aperto e non vogliono essere ostacolate da una pressione fiscale troppo alta e da una burocrazia troppo pesante. È urgente ridurre la durata dei procedimenti. Ci auguriamo che parta finalmente lo sportello unico che porterà le aziende ad avere un unico interlocutore per le varie pratiche. Più stato o meno stato? «Diciamo più libertà e intervento statale in chiave sussidiaria. Lo stato, cioè, deve mettersi al servizio delle imprese. Ricordiamoci che con la loro attività le imprese contribuiscono non solo al bene di chi ci lavora ma anche al bene comune. Dunque pensiamo a un modello in cui la creatività degli imprenditori non sia compressa dalla burocrazia, dove le imposte siano più sostenibili e dove lo stato intervenga laddove le imprese non arrivano». Il governo vi ha dato risposte? «Sulle semplificazioni siamo fiduciosi. Per quanto riguarda la pressione fiscale ci auguriamo che si arrivi a un'inversione di tendenza. È importante consentire al più presto la detassazione degli utili reinvestiti dagli imprenditori nelle proprie aziende. E poi dare agevolazione fiscali a chi internazionalizza e a chi investe in formazione». Dalla ricerca emerge una particolare attenzione delle Pmi al dipendenti. «Sì, sempre di più si è coscienti della centralità della persona nell'ambito dell'impresa e della necessità di valorizzarla». Come? «Promuovendo il coinvolgimento responsabile dei lavoratori, ad esempio favorendo la delega. Si tratta di un processo culturale che è in evoluzione. Bisogna riconoscerlo e accompagnarlo. Questo è un fattore fondamentale per agevolare l'innovazione».   C'è un elemento di novità che riconosce oggi nelle imprese italiane? «Oltre a una crescente valorizzazione dei collaboratori constatiamo una maggiore disponibilità a mettersi in rete. Le modalità sono molto diverse e vanno da un semplice scambio di esperienze, passando per varie forme di collaborazione nella logistica o nella commercializzazione per arrivare poi alle joint venture. Insomma, l'imprenditore tende a perdere la sua autoreferenzialità per favorire la cooperazione che ha trovato un modello vincente nei distretti ma che può presentarsi in tante altre forme». Oggi a Roma si tiene un convegno in cui le organizzazioni cattoliche discutono di lavoro. È la la base per creare un nuovo soggetto di rappresentanza? «Si tratta di un Forum che vuole contribuire al dialogo urgente e necessario sul futuro del lavoro e dell'economia. Un'iniziativa comune di persone e associazioni che hanno a cuore la promozione del bene comune cosi come viene proposto dalla Dottrina Sociale della Chiesa, dove i termini principali sono libertà, solidarietà e sussidiarietà».  

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