Evitiamo inutili moralismi, gli italiani preferiscono il Gf
Molti hanno gridato allo scandalo anche perché, lunedì scorso, la trasmissione della Marcuzzi ha fatto il recordo stagionale con otto milioni di spettatori. Il semiologo Omar Calabrese ha parlato, senza mezzi termini, di «imbarbarimento dovuto all'analfabetismo di ritorno causato da questi programmi» (sic!), Corrado Calabrò, presidente dell'Agcom, accusa i mass media di scarsa qualità, l'opinionista Edmondo Berselli vede una specie di ipnosi collettiva degli italiani. Personalmente andrei piano nel gridare all'untore. Criticabili finché si vuole, questi sono i costumi degli italiani che dimostrano di non accettare le prediche dall'alto anche perché il dolore, quando c'è stato, per la morte della povera Eluana appartiene alla coscienza individuale di ciascuno di noi e non si estrinseca certamente con la messa in onda di «edizioni straordinarie» di questo o di quel programma. Mentana avrà avuto tutte le ragioni a protestare perché «Matrix» non è stata anticipato in prima serata, ma, comunque, non avrebbe raggiunto mai quegli otto milioni di spettatori toccati dalla tettona maggiorata del «Grande Fratello». Morale della favola, credo che abbiano sbagliato un po' tutti: ha sbagliato Mentana, perché, con il senno di poi, avrebbe fatto bene a non dimettersi; hanno sbagliato i soliti maitre à penser, quasi tutti di sinistra, che hanno dimostrato, ancora una volta, di essere sempre più lontani dai sentimenti veri degli italiani (quella che, un tempo, veniva considerata «la base»); hanno sbagliato coloro che hanno parlato di censura politica da parte di Mediaset per la semplice ragione, come ha ammesso lo stesso Berselli su «Repubblica», che «Berlusconi aveva tutto l'interesse a passare direttamente all'incasso politico dopo che i suoi media si erano mobilitati strenuamente contro la morte di Eluana». Semmai è vero il contrario: Mediaset gestisce tre televisioni commerciali che pagano profumatamente i propri opinionisti e direttori editoriali, e ha preferito andare all'incasso economico piuttosto che a quello politico, così come lo share del «Grande Fratello» dimostra ampiamente (e poi dicono che Berlusconi controlla tutte le tv...). E allora i soliti moralisti la smettano, una buona volta per tutte, di stracciarsi le vesti: se questo vogliono gli italiani, è meglio adeguarsi ai loro gusti, piuttosto che vivere in una sorta di empireo, una specie di énclave sempre più slegate dalla realtà di ogni giorno e dalle abitudini della maggioranza dei connazionali. Saremmo cinici ed egoisti, ma così va il mondo. E pure l'Italia. Se proprio vogliamo trarre una morale da tutta la vicenda, credo che abbia ragione Daniele Capezzone quando parla di «moralismo e di ipocrisia di chi vuole imporre a milioni di italiani i suoi parametri».