Tremonti: "Sì agli aiuti di stato. Ma non si licenzi"

Ma non intende prendere posizione sul rischio protezionismo evocato da molti suoi colleghi dell'Ecofin. Spiega invece come sia giusto «economicamente e anche moralmente» che, in cambio di benefici e incentivi pubblici, ci sia uno sforzo delle imprese teso a difendere i posti di lavoro e la coesione sociale. Ed effetti positivi, per il ministro, potrebbero arrivare anche legando gli aiuti a una «localizzazione intelligente». Tremonti si astiene dal dare un giudizio sul piano salva-auto appena annunciato da Sarkozy, spiegando che Parigi lo sta ancora mettendo a punto. Cosa che invece non ha impedito alla Commissione Ue di esprimere «preoccupazione» per l'iniziativa francese, ritenuta in alcuni suoi aspetti protezionista. In particolare - ha spiegato il portavoce della commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes - nel mirino ci sono «gli obblighi dei beneficiari degli aiuti di investire soltanto in Francia, di mantenere i propri impianti in Francia e di acquistare componenti dai fornitori in Francia». Obblighi, ha sottolineato, «non compatibili» con le regole comunitarie. Per Tremonti, però, la partita sugli aiuti di Stato è più che mai aperta, vista la velocità con cui si evolve la situazione in tempi di crisi eccezionale. Tremonti - insieme con il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli - ha spiegato anche come ancora non vi sia accordo sull'utilizzo dei 5 miliardi di fondi Ue non spesi. E ribadisce come l'Italia, insieme con tutti i Paesi maggiori contribuenti dell'Ue, giudichi sbagliata la lista della Commissione Ue sulle infrastrutture energetiche da finanziare: «Le ragioni - ha ricordato - non sono solo finanziarie, ma si tratta anche della qualità e della tempistica degli interventi. Non sono coerenti con la crisi in atto. A partire dal fatto che sono molto protratti nel tempo». Grilli ha quindi affermato come anche sul trattamento degli asset a rischio «ci sia ancora molto lavoro da fare».