Mai più un caso Eluana, ora la legge
Persino un compassato Gaetano Quagliariello, uno che non alza quasi mai la voce, s'è fatto prendere dalla foga: «Eluana non è morta, è stata ammazzata». Poi le urla, le proteste. Anna Finocchiaro che attacca: «Siamo stati noi i primi a promuovere una legge per regolare il fine vita, ma ora noi vi diciamo che non siamo più disponibili se non a fare un esame compiuto del testo, altrimenti non ci stiamo». Quagliariello e il senatore del Pd Pietro Giaretta si urlano contro. Scendono nell'emiciclo. Si avvicinano altri senatori. Qualcuno vede volare anche qualche ceffone. Alcuni senatori, soprattutto di An, tra gli altri Berselli, Benedetti Valentini, ma anche il ministro Andrea Ronchi, un fedelissimo di Fini, vanno verso i banchi dell'opposizione e nell'emiciclo intervengono i commessi per riportare la calma. La seduta viene sospesa. Gasparri in un corridoio legge le dichiarazioni di Napolitano che invita al silenzio e dice che lui non ci sta. Arriverà una nota di Fini che lo redarguisce pesantemente. Non si capisce se parli in quanto presidente della Camera - e sarebbe uno strano precedente visto che avrebbe ripreso un esponente dell'altra Camera, compito che spetterebbe nel caso a Schifani - o quale leader di An sebbene abbia detto chiaro e tondo di non poter ricoprire più quel ruolo. Nell'impazzimento generale arrivano le notizie delle dimissioni di Mentana da direttore editoriale di Mediaset perché non è potuto andare in onda per dare informazioni su Eluana. Riscuote la solidarietà di Villari, che era presidente della Vigilanza Rai. E non è finita. Gasparri torna in Aula per protestare la sua innocenza: «Non sono un irresponsabile». L'ufficio stampa del Pdl scambia accuse con i giornalisti di Radio radicale. Il giorno dopo non è da meno. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ribadisce il concetto: «Eluana non è morta, è stata uccisa». E fa arrabbiare soprattutto i cattolici. Rosy Bindi non ci sta: «Linguaggio inappropriato». Già, il Pd. Rutelli ha votato ieri la mozione del Pdl che chiede di rendere impossibile l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione. Bersani continua ad attaccare invece proprio il disegno di legge voluto da Berlusconi, sostenendo che «la drammatica vicenda di Eluana Englaro ha reso evidente che dietro al dramma di una famiglia c'è stata un'intenzione politica, ovvero costruire una specie di conflitto di civiltà per cambiare la forma dello Stato in Italia». Dove c'è una fiammella arrivano i «pompieri» per eccellenza. Antonio Di Pietro dice che i veri assassini sono coloro che non diedero la scorta a Marco Biagi. Carlo Taormina decide di presentare un esposto alla magistratura contro Beppino Englaro e, perché non guasti, anche Napolitano. Napolitano, appunto. Si moltiplicano gli appelli a stemperare i toni. Proprio il presidente della Repubblica ha espresso l'auspicio che la vicenda di Eluana «possa divenire spunto per una riflessione comune». Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, solitamente silenzioso, decide di rompere la sua consuetudine, per giunta al Quirinale per una cerimonia, ed interviene su una vicenda di attualità politica: «Oggi è una giornata triste, di dolore. Forse il silenzio avrebbe reso più forte anche la celebrazione del ricordo», ricalcando, non a caso, quasi le stesse parole che aveva utilizzato proprio il Capo dello Stato la sera prima.