Fini, il presidente di tutti
Perché abbia deciso di difendere, contro il governo, le ragioni degli «assassini». Perché lunedì sera, mentre l'Aula del Senato si trasformava in un ring e il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri attaccava Napolitano, l'ex leader di An abbia affidato ad una nota ufficiale parole che normalmente si usano per criticare gli oppositori («Irresponsabile»). Non certo i compagni di partito. Certo, non è la prima volta che il presidente della Camera si «distingue» per le sue posizioni, ma stavolta lo strappo è stato più profondo. Così come più numerosi sono gli interrogativi che la scelta di Fini solleva. Interrogativi a cui ognuno prova a dare risposta. «Non c'è nessuno strappo - spiega un deputato di An dietro promessa di anonimato - quello c'è già stato ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita. Oggi Fini si sente semplicemente più libero di dire ciò che pensa favorito dal fatto che non si rivolge più ad An, ma al Pdl. Il contenitore più ampio sfuma differenze e attriti. Un tempo avrebbe messo a rischio la propria leadership oggi non più». Un'analisi in parte condivisa anche dalla «finiana» Cristiana Muscardini. «Mi sembra che il presidente - spiega l'eurodeputata - abbia abbastanza chiaramente espresso la propria posizione personale e istituzionale. In casi gravi come questi la coscienza ci impone di essere limpidi anche se le nostre opinioni non sono condivise. Ma Fini ha soprattuto richiamato al rispetto dei ruoli istituzionali. Una legge che coinvolge emotivamente la coscienza di tutti noi ed ha una valenza collettiva deve necessariamente passare al vaglio del Parlamento. Il presidente ha cercato di evitare che le Camere venissero scavalcate e si creassero conflitti istituzionali di cui nessuno ha bisogno». Insomma Fini ha solamente «vestito» i panni di uomo degli istituzioni. Gli unici di cui, ormai, sembra interessarsi. Tanto che c'è chi ipotizza che l'ex leader di An non pensi più a sostituire Silvio Berlusconi sulla poltrona di presidente del Consiglio, ma guardi più in su. Direttamente al Quirinale. «In Italia tutto si gioca tra dietrologia e futuribile - continua Muscardini -. Io credo che Fini abbia semplicemente ricordato che, quando si legifera, lo si fa per tutti gli italiani. E quindi c'è bisogno di mediazione e comprensione delle esigenze della collettività. Questo è il ruolo delle istituzioni. Anche del presidente del Consiglio e dei ministri che, una volta eletti, rappresentano tutti». E infatti sono in molti, nel suo entourage, a sottolineare che Fini è tutt'altro che isolato. Sarà per questo che, in un'intervista al Tg1, il presidente della Camera mantiene la barra dritta. «Dopo le polemiche, anche eccessive - spiega -, credo sia prevalsa la consapevolezza di tutti della necessità di colmare un vuoto legislativo e discutere in Parlamento in modo approfondito il ddl per il cosiddetto testamento biologico. Il caso di Eluana ha attirato l'attenzione della pubblica opinione ma purtroppo dobbiamo sapere che si sono tanti casi analoghi ed è a quelli che dobbiamo pensare». Quanto poi allo scontro di questi giorni, Fini non ha dubbi: «Credo che occorra rispettare il ruolo che ognuno ha. La maggioranza rispetti l'opposizione, l'opposizione rispetti il governo, tutti rispettino le istituzioni a partire dal Capo dello Stato». Per finire al presidente della Camera.