La Costituzione non è un feticcio, si può modificare
Anche loro dovrebbero ricordare, se non altro per avervi preso parte, che al fine di "ammodernarla" si sono date da fare, nel corso degli ultimi decenni, diverse Commissioni bicamerali, l'ultima delle quali presieduta dal Massimo D'Alema arrivò talmente vicina al traguardo da farci chiedere ancora oggi come mai non si sia più ripreso in mano quel testo per completarlo. E allora perché tutta questa furia contro l'iconoclasta Berlusconi che ha semplicemente detto ciò che tutti pensano? La Carta del 1948 ha adempiuto magnificamente al suo compito, ma gli anni si fanno sentire e le istituzioni vanno rivisitate secondo lo spirito del nostro tempo, dopo aver reso naturalmente omaggio a quello del passato. La verità è più semplice di come la sia vuol far apparire. La sinistra, variamente colorata, ma rappresentata oggi soprattutto dal Partito democratico, cerca di arrampicarsi dove può al fine di dimostrare la sua esistenza in vita. E a tal fine non esita a vendersi quel poco di riformismo in nome di una battaglia di retroguardia, mentre avrebbe dovuto cogliere l'occasione per formulare le sue proposte ed indurre la maggioranza ad una discussione proficua e produttiva sui cambiamenti da attuare in maniera condivisa, individuando gli strumenti adeguati (non esclusa un'Assemblea costituente) ed i tempi per procedere. L'ha buttata, invece, in caciara. Si fa la sua manifestazione e crede di dare uno schiaffo a Berlusconi. Magari in nome della liberaldemocrazia che non fiorì, come si sa, sulle ginocchia di Palmiro Togliatti il quale, tuttavia, da costituente, mostrò molta più saggezza di alcuni suoi immemori epigoni, cercando ed ottenendo il compromesso con altre forze politiche, consapevole che quell'Italia non era e non sarebbe mai diventata comunista. Oggi i custodi dell'ortodossia costituzionale sembra che abbiano smarrito il senso delle proporzioni e della storia. S'indignano, infatti, perché il presidente del Consiglio ha detto ciò che i cittadini pensano e cioè che la Costituzione dovrebbe essere rivisitata; e negano quello che è sotto gli occhi di ognuno, vale a dire la necessità di operare riforme sistemiche a largo spettro e di lunga durata con il concorso di tutti. Insomma, le riforme sono buone e giuste e indispensabili soltanto quando ad avanzarle è la sinistra: nessun altro ne ha titolo. È l'esplicitazione del solito complesso di superiorità: loro sono i migliori, gli altri possono essere presi in considerazione soltanto se si allineano. Così sulla drammatica vicenda di Eluana Englaro. La sinistra non ha perso occasione di gridare allo scontro politico, istituzionale, civile. Ma dove sta scritto che se due visioni del mondo, due concezioni della vita e della morte si confrontano, nei modi e nei tempi dettati purtroppo dalla cronaca, non si possa parlare di dialettica culturale e morale tipica di società mature capaci di discutere intorno ai fini ultimi, alle ragioni profonde dell'esistenza, al senso stesso della persona nel tempo dominato dalla tecnica e dalla secolarizzazione? Il dolore non viene certamente estirpato dalla sua dimensione privata se diventa un fatto pubblico. Ciò che è condannabile è il relativismo di chi vorrebbe procedere, anche in assenza di certezze, a determinare la fine di un essere umano.