Su Eluana
Salvare Eluana, approvando un ddl destinato ad anticipare un successivo provvedimento organico, è una speranza che passa attraverso gli opposti schieramenti parlamentari. Le condizioni ci sono, perché ampia è la convergenza sui principi e i criteri generali di una buona legge sulle dichiarazioni di fine vita. Vediamo perché. Nessuno vuole l'introduzione di forme più o meno esplicite di eutanasia, né tuttavia obietta sulla necessità di escludere l'accanimento delle cure. In linea di massima, alimentazione e idratazione meccanica non sono considerati interventi terapeutici, rientrando piuttosto nella definizione di «sostegno vitale» alla persona. In realtà, è sul valore da dare a questa prestazione che si concentra il vero dissidio. È sempre obbligatoria nel contesto delle funzioni di assistenza sanitaria o può essere rifiutata, con apposita procedura, in base alle volontà dei singoli? Per prudenza, essendo molte le implicazioni giuridiche e morali, gran parte dei deputati e senatori tendono a garantirne l'obbligatorietà. Al contrario, nel Pd prevale l'idea secondo cui l'opzione soggettiva è un vincolo direttamente connesso alle tutele costituzionali delle libertà individuali. Pensando ad Eluana, dovremo dunque accettare la sfida di una soluzione parlamentare in tempi record evitando il ricorso all'ostruzionismo. Speriamo pertanto che il confronto possa mantenersi al riparo da radicalismi e spettacolarità. In verità dispiacerebbe se nel Pd l'adesione a un criterio di prudenza - e dunque il voto, al di fuori di una improponibile disciplina di gruppo, in coincidenza con la proposta del Governo - fosse addirittura dipinta come cedimento a una soluzione liberticida. Stiamo attenti a non perdere la misura delle cose. Alla fine, per quel che mi riguarda, amerei promuovere tanto la difesa della vita quanto il rispetto della libertà. È troppo? *Senatore del Partito democratico e Presidente dell'Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio