Certo, non sono solo queste discordanze istituzionali le ...
C'è un'altra frattura che si sta accentuando: il rapporto tra Stato e Chiesa. Si è scritto che il presidente del Consiglio è stato «incalzato dalle gerarchie cattoliche» che lo avrebbero spinto al decreto. L'intensità con cui si sono manifestati i desiderata d'Oltretevere è per molti versi una novità. Per mezzo secolo, grazie anche alla funzione equilibratrice della Democrazia cristiana e degli alleati laici, i provvedimenti integralisti non sono mai passati come tali nella legislazione civile. De Gasperi rispose picche a Pio XII; statisti cattolici di vaglia firmarono le leggi sul divorzio e l'aborto. Oggi, al contrario, sembra che la pressione tradizionalista insidi le fondamenta dello Stato laico, mettendo in pericolo l'equilibrio di una nazione in cui è indispensabile il compromesso etico tra credenti e non credenti. A noi pare, però, che non vi sarà nulla di buono se non si adegueranno le istituzioni alla realtà politico-culturale. Se si vuole il presidenzialismo, vanno ridisegnate chiare norme costituzionali, abbandonando le formulette, fonte di innumerevoli equivoci. Se si vuole rafforzare l'esecutivo con i relativi poteri decisionali, vanno riequilibrate anche le strutture di controllo del legislativo: gli Stati Uniti e l'Inghilterra insegnano. Se dovrà spettare allo Stato disciplinare aspetti della vita personale dalla nascita alla morte - auguriamoci il meno possibile -, va rispettata la regola d'oro secondo cui alla fin fine è la persona che deve decidere sulla propria sorte. Nella repubblica parlamentare d'oggi, e in quella ipotetica di domani, è bene ribadire che si deve comunque rispettare il principio istituzionale del bilanciamento e della limitazione dei poteri, in mancanza dei quali non esisterebbe neppure l'ABC della democrazia liberale. Massimo Teodori