Ieri il Consiglio dei ministri ha adottato all'unanimità, ...
Tuttavia il governo non ha assunto una simile decisione di punto in bianco. No, si è sottoposto per giorni e giorni al motto dell'Accademia del Cimento. Ha provato e riprovato tenendo nel debito conto le osservazioni del Quirinale, che anche in questo caso non sono mancate. Com'è giusto, del resto. Perché da un lato l'articolo 77 della Costituzione assegna al governo il potere di adottare decreti legge, ossia provvedimenti provvisori con forza di legge. Ma dall'altro il successivo articolo 87 precisa che detti decreti sono emanati dal presidente della Repubblica. Perciò senza la sua firma, che attesta la costituzionalità del provvedimento, il decreto legge non è valido e tanto meno efficace. Dopo continue consultazioni di Palazzo Chigi con il Quirinale, il presidente Giorgio Napolitano, che non aveva fatto mistero delle sue perplessità, ha pronunciato un rotondo no che non ammette ripensamenti dell'ultim'ora. Orbene, secondo una prassi ormai consolidata in consuetudine, il diniego del Colle interviene solo quando un provvedimento appare, ictu oculi, manifestamente contrario alla lettera e allo spirito della Costituzione. E non a caso sia Carlo Azeglio Ciampi sia Napolitano hanno calcato la mano più volte sull'avverbio «manifestamente». Difatti può darsi il caso che dopo l'emanazione di un decreto legge o la promulgazione di una legge da parte del Quirinale, la Corte costituzionale dica picche. La qual cosa, però, non può essere interpretata come una sorta di schiaffo al capo dello Stato. Perché quest'ultimo compie un esame a vol d'uccello, mentre il nostro tribunale costituzionale al contrario rivolta il provvedimento legislativo come un calzino. Ciò premesso, dobbiamo domandarci se il decreto legge in questione abbia i crismi della costituzionalità. Ora, a nostro sommesso avviso, li ha sotto il profilo sia formale sia sostanziale. Dal punto di vista formale, perché senz'ombra di dubbio si tratta di un caso di straordinaria necessità e urgenza, così come stabilisce la Costituzione. Dato che una vita, come quella di Eluana, rischia di spegnersi da un momento all'altro. Dal punto di vista sostanziale, perché il suddetto decreto legge non annulla la sentenza della Corte di cassazione, come ha osservato erroneamente l'onorevole Antonio Di Pietro. Ma semplicemente la sospende, per evidenti finalità umanitarie, per lo stretto tempo necessario al Parlamento di approvare una legge sul testamento biologico. Una legge, si badi, sollecitata dallo stesso presidente Napolitano. Ma, se così stanno le cose, dove mai sta il problema? paoloarmaroli@tin.it